Castello degli Angeli: “Il momento di ripartire”
“Chi può dubitare quando ci sono gli arcobaleni e i fiori di campo, la musica nel vento e il silenzio delle stelle? Chiunque abbia amato è stato toccato dalla magia”. Questa frase della scrittrice americana Nora Roberts è perfetta per descrivere il Castello degli Angeli, un luogo diverso, che negli anni ha saputo accogliere la gioia di molte persone. Un’oasi di pace nel cuore della Lombardia dove la frenesia della vita cittadina sembra solo un ricordo lontano. Emozioni e benessere sono gli imperativi all’interno di questo incantevole angolo immerso nel verde: Castello degli Angeli è una dimora storica totalmente restaurata dove storia e natura si armonizzano regalando all’ospite atmosfere indimenticabili. Attraversando i vigneti un’immediata sensazione di distanza dalla quotidianità cattura l’ospite verso un’esperienza irripetibile: dalle antiche mura medievali al più moderno parco piscina, dai giardini con alberi secolari alle aree di design, dal chiostro seicentesco alla magnificente navata, ecco che a Castello degli Angeli, situato nell’entroterra bergamasco, si custodiscono mille anni di storia. Luogo che, come molti altri si è trovato a fare i conti con il Covid-19, in quella che è stata una delle zone in Italia più colpite dalla pandemia. Per volontà della direzione alcuni spazi del castello, nei mesi scorsi, sono stati messi a disposizione in caso di bisogno per i malati di coronavirus. Marianna, la direttrice della struttura, che abbiamo intervistato proprio per testimoniare come il virus abbia improvvisamente bloccato tutte le attività di questa meravigliosa struttura, resta positiva. Secondo lei la gente avrà sempre bisogno di magia e il Castello degli Angeli è il luogo adatto per riportare la gioia e la speranza nei confronti dei futuri ospiti, dopo mesi di isolamento e ristrettezze. Infatti, lo staff del Castello ha lavorato duramente per rendere nuovamente agibile la struttura, nel rispetto del distanziamento sociale.
Aprendo il vostro sito compare una bellissima frase: “la nostra storia, il vostro futuro…” ecco, qual è la storia del Castello degli Angeli?
Il Castello degli Angeli vanta una storia che dura mille anni, difficili da esprimere perché molti documenti sono andati persi nel tempo soprattutto fra la fine del 1400 e la fine del 1700. Attorno all’anno 1000 nacque come avamposto fortilizio e divenne poi dimora privata prima e Convento di Santa Maria degli Angeli successivamente fino al 1788, quando venne venduto al signor Sonzonni. Ad oggi la proprietà è ancora privata, ma dal 1992 si pone come location a favore del sogno di giovani coppie di sposi, così come teatro di feste o di un semplice aperitivo a bordo piscina.
Come è nata la vostra attività e quali sono i punti fondamentali del vostro lavoro?
Il Castello agevola moltissimo il nostro lavoro: mille anni di storia incuriosiscono gli ospiti e mi piace dire che cedono energia ai nostri clienti. Devo dire sinceramente che il Castello non è per tutti, è lui che sceglie l’ospite. Il valore su cui si fonda ciò che noi facciamo è quello della squadra, parola che si è avvicinata al mio pensiero durante questo periodo particolare legato a Covid-19. Prima parlavo di staff, ora mi sento evoluta e parlo di squadra, un gruppo di persone che collabora in modo sinergico con una complicità superiore. Ognuno di noi riveste un ruolo specifico e ha il compito di esprimerlo al meglio.
Il dover fare i conti col Covid-19 ha mutato profondamente ognuno di noi: qual è la cosa in cui più vi sentite cambiati? Nella vita così come nel lavoro.
Io credo che nella nostra dimensione, oggi quanto ieri e soprattutto domani, nulla sia cambiato. Dico nulla perché voglio credere e pensare che ciò che è eccellenza resterà inalterata per tutti, coronavirus o no. È un onore e un onere poter esprimere e dare voce al sogno di un ospite, ecco perché voglio pensare che nulla possa essere stato mutato dal periodo che stiamo ancora affrontando. Abbiamo bisogno di riabbracciare gli ospiti per ritrovare fiducia e energia, abbiamo bisogno di vivere da protagonisti l’emozione che poi metteremo in scena. Al netto di tutti i protocolli di sicurezza, stiamo studiando una formula per poter accogliere gli ospiti in un modo nuovo, adeguandoci al cambiamento. Fortunatamente abbiamo un ventaglio di clienti molto ampio dato dalle diverse sfaccettature del Castello che non è solo location ma anche relais, ristorante e luogo per un aperitivo al tramonto a bordo piscina.
Il mondo degli eventi e della ristorazione è ripartito dopo un periodo davvero buio: ci sono stati dei momenti e dei fattori che vi hanno fatto pensare “no, non ce la faremo”?
No, questo non l’ho mai pensato anche perché se lo avessi fatto forse avrei già chiuso. Ho sicuramente delle responsabilità nei confronti dello staff e della struttura; dico sempre che sul mio libro paga non ho solo le persone ma anche famiglie. Credere in quello che facciamo, cercando di essere più coscienziosi possibile, vuol dire anche tentare l’intentato. Molto dipenderà anche dalla fiducia delle persone, una volta riaperti.
Bergamo e i suoi abitanti hanno attraversato forse il momento più critico di sempre: c’è qualcosa che vi sentireste di dire al resto d’Italia?
Devo dire innanzitutto che tanto mi sarebbe piaciuto, due mesi fa, esser sta più utile… appena chiusa la struttura ai primi di marzo, abbiamo ceduto all’ATS di Bergamo gli spazi del Castello, laddove fossero serviti per un ospedale Covid-19 di cui si vociferava. Questo non è stato purtroppo possibile perché non c’erano le attrezzature per un progetto simile, ma noi comunque ci siamo messi a disposizione della popolazione. Quello che mi piacerebbe ora è che tutti noi potessimo fare gruppo, con l’idea di affiliare le diverse location della zona affinché ognuna sia di supporto all’altra. Trovo fondamentale in un momento come questo avere la possibilità di muoversi all’unisono in un campo come il nostro, che porterà i segni di questa crisi per tanto tempo. Quello che intendo è un incrocio di date nel momento in cui si ha un matrimonio o un evento da organizzare così da non screditare nessuno o lasciare date vendute magari ad un prezzo minore rispetto ad altre. La parola chiave dovrebbe essere sinergia: basta farsi la guerra al centesimo, non siamo più nella condizione di farlo.
Parlando di cifre, avete fatto una stima di quelle che sono state le vostre perdite causate dal coronavirus?
Devo essere sincera, ancora non ho preso la calcolatrice in mano anche perché la mia idea è che un matematico non possa essere un creativo; cerco di mantenere la struttura alla massima resa con l’economia che mi compete cercando di arrivare dove si può. Abbiamo mantenuto i contatti con i diversi ospiti cercando di tenere viva la magia di quelli che sono i nostri eventi e cercheremo di farlo al meglio sempre di più.
Già mi ha raccontato il passato e parte del vostro presente ma il futuro, quello come lo vede?
Il futuro che vedo è luminoso, è una sfida entusiasmante. Sicuramente io e la squadra faremo del nostro meglio. Ancora non ho idea di quando riapriremo, ma quando arriverà il momento di alzare il sipario mi piace dire che saremo nelle mani dei viandanti che vorranno lasciarsi ispirare dalla magia del Castello. Credo che tutti ne avremo molto bisogno.
Intervista Francesca Bresesti
Foto di Eugenio Luti e Studio Quaranta