Mago Zen e l’incontro magico
Cosa c’è di più magico di un incontro? Lo sa bene Mago Zen, al secolo Zeno Sgaravato, che d’incontri capaci di dare un senso alle cose ne ha fatti molti.
Il nostro è avvenuto per caso, ad un evento mondano. Ne sono rimasto affascinato non solo perché, nonostante non fosse lì per fare uno spettacolo, gli occhi di tutti i presenti ad un certo punto erano incollati alle sue mani mentre faceva volteggiare una carta, ma soprattutto per quell’energia così travolgente che m’aveva trasmesso subito dopo, parlandoci. Ci eravamo ripromessi d’approfondire e così durante il servizio e l’intervista scopro che Zeno Sgaravato è un ragazzo di 26 anni che ha fatto un incontro speciale un decennio fa, quello con se stesso.
La nascita di Mago Zen
Come sei diventato Mago Zen?
Nell’estate tra il quarto e quinto anno del liceo classico decisi di vivere un’ esperienza davvero nuova e forte, partii per la Thailandia a prestare opera di volontariato presso una struttura dedicata a bambini diversamente abili. Chiaramente non parlavano né inglese né tantomeno l’italiano e il solo modo per comunicare con loro era attraverso i giochi, soprattutto quelli di magia e così, grazie ad un uomo della comunità che m’ ha insegnato i primi trucchi, mentre facevo felice loro ho scoperto questa passione. Se ci ripenso ora mi vien da sorridere, ma quello è stato il primo momento e contesto nel quale fare il mago m’ha fatto vivere grandi emozioni. Al rientro da quell’esperienza pensai che potesse avere senso investire tempo ed energie nella magia e ho continuato ad esercitarmi e a fare le prime esibizioni tra amici e parenti.
Riscuotendo un certo successo immagino.
Bè nei limiti della giocosità della cosa, essendo proprio all’inizio, ma vedevo che piaceva e mi piaceva. Poi succede che vado a pranzo a casa del nonno di un amico, un uomo molto elegante che fa l’avvocato e quando il mio amico gli dice che facevo trucchi di magia, incuriosito si fa portare un mazzo di vecchie carte rigide e mi chiede di mostrargli qualcosa. Al termine dello “spettacolo”, che sarà durato quindici minuti, mi chiede con entusiasmo di replicarlo durante un’importante cena tra avvocati che stava organizzando, sarebbero stati 250 ospiti, e io risposi immediatamente di sì. Mi chiese quindi quale fosse il mio cachet ed io, titubante poiché era la prima volta che mi veniva fatta una domanda del genere, non seppi cosa rispondere. Compreso il mio imbarazzo, cambiò amabilmente discorso, si allontanò dalla stanza e rientrò poco dopo con una banconota da cento euro dicendo: “Ecco un piccolo contributo per esser certo che tu venga”. Dapprima rifiutai, ringraziandolo, ma insistette e accettai. Mentre tornavo a casa pensai al fatto che l’estate precedente avevo passato un periodo a raccogliere patate in campagna prendendo sette euro all’ora. Quella mia passione mi aveva permesso di guadagnarne 100 per fare una cosa che amavo. Mi sentii invaso da un’incredibile energia e pensai davvero che quella sarebbe potuto essere una strada per me.
Mi sembra di capire quindi che le giuste occasioni e la tua capacità di coglierle abbiano preparato la nascita di Mago Zen. Tu fino a quel momento eri semplicemente Zeno Sgaravato, un giovane ragazzo sicuramente carismatico ma che stava scoprendosi. Che bambino sei stato?
Uhmm (sorride) Ero decisamente molto esuberante, mi piaceva molto scherzare, esagerando tante volte, andavo fuori dalle righe ed ero decisamente curioso e impertinente. Amavo parlare con gli adulti e lo facevo con estrema disinvoltura, spesso mettendoli in difficoltà. La magia è stata un po’ l’imbuto di questo mio carattere istrionico, mi piaceva molto il teatro, la recitazione, ma anche la letteratura, l’arte. E certamente stare in mezzo alla gente. C’è stato un momento però, al secondo anno di liceo in cui mi ero perso e fui bocciato. Ricordo molto bene che fu un momento difficile ma fondamentale per me, di forgiatura della mia persona. A posteriori ringrazio i professori che mi hanno “fermato” e quei bambini in Thailandia che mi hanno aiutato, senza saperlo, a scoprirmi. Presi consapevolezza della mia vita e dell’importanza dello studio e da quel momento non ho mai più avuto problemi. Mi sono laureato in giurisprudenza col massimo dei voti.
In cuor tuo, pensavi sarebbe potuta diventare un’attività a tempo pieno quella di mago?
Sì decisamente! Io ci ho sempre creduto! A diciotto/diciannove anni facevo già i miei primi spettacoli, certo anni luce rispetto a quello che faccio adesso ma ricordo che durante gli anni del liceo dissi ai miei amici che volevo fare il mago, che sarebbe stata la mia professione e loro scoppiarono a ridere. Se ci ripenso ora mi viene la pelle d’oca, sapevo che poteva diventare un’attività a tempo pieno, ci ho sempre creduto. Pensa che ieri mi è arrivata una notifica da Facebook che mi ricordava il settimo anniversario dell’apertura della pagina di Mago Zen. Lo speravo moltissimo allora, ma non immaginavo di fare e vivere ciò che sto vivendo adesso.
E’ la forza dei sognatori quella! La riconosco subito, è una sorta di comune denominatore, la risolutezza di crederci sempre al di là di ciò che in quel momento può sembrare a te o agli altri perché c’è qualcosa che ti dice di andare avanti.
Sì, esatto! Ero in fissa, non ho mai smesso di crederci anche se durante gli anni dell’università ho passato un lungo periodo in balia di un dubbio esistenziale, dedicarmi all’attività da mago o a quella da avvocato? Ho vissuto momenti di grande confusione e sentivo un senso di colpa. Ci pensavo tutti i giorni, non riuscivo a darmi pace. Dovevo stare attento a calibrare bene il mio tempo, tra gli impegni di studio e il mio bisogno di fare spettacolo e farmi conoscere attraverso la magia. Ogni giorno dovevo decidere se dare più spazio ad una cosa o all’altra. Tante volte mi è capitato di chiedermi se non fosse meglio fare l’avvocato, ma la verità è che la passione ha avuto la meglio.
Ed oggi queste domande continui a fartele?
Oh no, oggi non più (sorride). Non ho più dubbi fortunatamente. Certo non escludo in futuro di potermi dedicare anche ad altro, mi piacerebbe affiancare alla mia attività di Mago anche qualcosa d’imprenditoriale, ma non credo mi vedrete in tribunale (sorride).
Mago Zen: la libertà di vivere il proprio tempo è il valore più grande
Vista la tua giovane età direi che hai tutto il tempo del mondo. Che cosa ha davvero valore per te?
Sai Ale oggi mi rendo conto di tante cose che davo per scontate ma che scontate non sono. Avere tempo per fare ciò che amo, per me è fondamentale, anche le più piccole cose, oggi per esempio ho potuto fare una lunga corsa e domani andrò a New York per una settimana (ha partecipato alla maratona di New York), se stessi in uno studio legale non sarebbe possibile. Questo ha valore per me.
Possiamo dire che la magia ti rende libero?
Tantissimo! La libertà è la moneta che ripaga di più, il lusso di svegliarmi quando voglio, per me vale come dieci Ferrari. Avere la possibilità di viaggiare quanto voglio e quando voglio è impagabile.
Mago Zen: conoscere se stessi è fondamentale
Sei d’accordo col dire quindi che non esiste un unico “giusto” modo di vivere, ma esiste la possibilità che ognuno di noi ha di comprendere il senso della propria vita ed adoperarsi per viverlo?
Sì certo. C’è una frase, scritta sopra l’ingresso dell’oracolo di Delfi che sento molto: “Conosci te stesso”. E’ un’indagine che dura tutta la vita ed è legata alla comprensione delle proprie capacità, alla volontà di mettersi in discussione, di fare proprie le esperienze.
Concordo con te, l’apprendimento, la capacità di “esplorarsi” , evolversi, di porsi domande è un percorso che dura tutta la vita ed è proprio delle persone intelligenti. Guai pensare di essere già arrivati, di avere tutte le risposte, significherebbe esistere, non certo vivere.
La penso esattamente così.
Arriva poi un momento, in cui ti senti abbastanza preparato per fare “il salto” e decidi di scommettere tutto su te stesso approdando in Sardegna, nel Gotha del mondo dello spettacolo e dell’imprenditoria, cosa ti aspettavi accadesse?
Sì esatto, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 quando le cose hanno cominciato a tornare alla normalità dopo la pandemia, avevo già cominciato a fare eventi importanti ma sentivo che avrei dovuto spingermi oltre. Dopo una primavera che è andata tutta in crescendo ed alcuni eventi importanti, ho deciso di andare in Sardegna per l’estate. Senza contatti, senza contratti, non sapevo neanche dove andare a dormire, nulla.
Solo la tua magia e quello stesso spirito intraprendente…
Eh sì, in effetti son partito che un po’ mi cagavo addosso (ride ndr). Ricordo proprio che, salito sul traghetto con la macchina piena di attrezzi magici, guardo il molo e la nave che salpa e mi sono sentito James Cook, Cristoforo Colombo, alla scoperta di un nuovo mondo.
E lì in Sardegna, in occasione delle feste più esclusive, piene di Celebrities ti sei davvero fatto notare. Oggi sei fra i maghi più amati e ricercati, sei ospite di programmi tv e hai già girato mezzo mondo, sei stato a Londra, a Dubai, in Costa Azzurra, in Lussemburgo, nella bellissima costiera amalfitana ti sei esibito sulle navi da crociera dall’Europa fino al Sud America. Che cosa significa per te viaggiare?
Non potrei farne a meno. Faccio tanti viaggi, non solo per lavoro ma come piacere e bisogno personale. Sono stato in Guatemala, in Costarica, ho girato tutto l’Est Europa e comunque ho sempre portato con me la mia magia.
E che differenze hai trovato in un posto piuttosto che in un altro, in un contesto piuttosto che in un altro? Il pubblico, come reagisce?
Bè cambia parecchio, è un discorso molto ampio da fare. Esistono delle differenze a seconda dei contesti in cui ti trovi, ma anche dell’età del pubblico. Anzitutto cambia la percezione che le persone hanno di te e cambia anche l’approccio. Negli ambienti “rich” o “posh” non è facile riuscire ad inserirsi, tanti di loro sono persone facoltose, che hanno viaggiato e che magari hanno già visto tante esibizioni e non è così scontato riuscire a stupire, negli ambienti più intellettuali saper coniugare il congiuntivo in maniera corretta viene apprezzato e ti permette di dialogare in un certo modo. Il background culturale è molto importante, mi permette di sentirmi a mio agio in ogni contesto. Sono grato al fatto di aver studiato, di essere empatico, di poter parlare di tante cose e di potermi sedere ad ogni tavolo senza sentirmi fuori posto.Poi anche l’età dicevo, in crociera c’era un pubblico più maturo, ben disposto nei tuoi riguardi, quasi come farebbero i nonni coi nipoti, diversamente dal trentacinquenne rampante di Porto Cervo o Dubai che ti guarda con maggiore diffidenza. Ahimè alcuni vivono l’esibizione magica come una sorta di sottomissione alla propria intelligenza e questo è davvero un peccato. Quando lavoro con gli intellettuali o comunque gente che è abituata a lavorare con la testa, sono sereni nell’accogliere uno spettacolo di magia, vi assistono come se fosse un film, godendosi la storia senza pensare che ci sono gli effetti speciali.
E come si studia la magia?
Ci sono tre fasi di studio che vivono l’una nell’altra, una di ricerca, dove comprendi anzitutto chi vuoi essere e che spettacolo vuoi fare e cerchi i numeri che possono essere compatibili col personaggio. A tal proposito ci sono correnti di pensiero, delle vere e proprie dispute tra chi dice che il mago deve essere una sorta di attore che esiste solo in quel momento e chi asserisce si debba rispettare la propria natura ed essere semplicemente se stessi, io credo che la verità stia un po’ nel mezzo, è chiaro che sul palco non può esserci solo Zeno Sgaravato ma devo dare qualcos’altro, mi piace pensare di essere Zeno con una marcia in più, quella più energica e magica che arriva quando vado in scena e divento Mago Zen. Una seconda fase è quella dell’esercitazione, in cui provi ad eseguire quei numeri che ritieni essere giusti, c’è poi una terza fase, quella di presentazione, in cui si eseguono in linea col proprio stile, ad esempio se sei un mago serioso, l’adatterai al tuo stile serioso, con pause solenni, se sei un mago da palco magari sceglierai la musica che ritieni più opportuna e coinvolgente. Io per esempio show da palco non ne faccio tanti, amo gli spettacoli Close up Magic, ovvero a stretto contatto col pubblico. Eventi aziendali, eventi privati, cene al tavolo, matrimoni, sono lontano dai maghi in frac e distanti tipici del secolo scorso.
Mi piacerebbe approfondire il concetto di stile nella moda. Per te cosa rappresenta la ricerca di uno stile, che ruolo pensi abbia nella tua vita e in quella del Mago Zen?
E’ importantissimo, perché è un modo di comunicare anche quello. Qualche anno fa non ero così disinvolto nel vestirmi, credo fossi alla ricerca di una mia dimensione. La magia e gli spettacoli mi hanno aiutato, educato. Ricordo la prima volta che sono andato a Dubai stavo partecipando ad uno show molto importante e i costumisti mi vestirono in un modo che non sentivo mio, non lo capivo. Adesso invece se ci ripenso erano look fighissimi, originali e che aggiungevano valore allo spettacolo. Questo ha influenzato il mio modo di vestire, anche normalmente quando vesto nella vita di tutti i giorni, a meno che non vada ad allenarmi, cerco di avere un approccio che richiami al look da mago, un pò stravagante nel quale mi sento molto a mio agio. Nel lavoro poi sto cercando di tutelare molto questo aspetto e per esempio ho trovato pazzeschi i look che avete scelto per rappresentarmi in questo servizio!
In effetti ti ho visto molto a tuo agio anche davanti alla macchina fotografica! Su quali progetti stai lavorando?
Allora sui progetti professionali a breve termine tendo a non dire molto, mi piace fare e parlarne dopo, ma sul progetto più importante di tutti vorrei soffermarmi. Il mio progetto più grande è potermi conoscere sempre di più, poterlo fare viaggiando, incontrando gente, luoghi, modi di vivere. E’ una componente fondamentale di ricerca della mia persona e in qualche modo è collegato al mio lavoro. Per entrare nella testa e nel cuore delle persone devi essere empatico e devi trovare qualcosa che crei una connessione. Mi capita spesso che viaggiando molto abbia modo d’incontrare persone che vengono da un posto che ho visitato o in cui ho lavorato e poterne parlare crea subito un’intesa.
Mentalista, illusionista, prestigiatore, mago. Quali sono le differenze, se ce ne sono.
Se andiamo a rintracciare il concetto di magia, scopriremmo che è un mondo vasto che va ad abbracciare tante cose. Potremmo certamente dividere anzitutto in magia nera ed esoterica e magia bianca e da spettacolo.
All’interno di quest’ultimo panorama magico ci sono tante categorie. Come nella musica, c’è chi suona l’organo in chiesa e chi fa il dee jay nei rave party, anche nella magia ci sono sottocategorie come l’illusionismo, il mentalismo, la Comedy Magic, l’escapologia, la cartomanzia, la monetomagia, e altri. Diciamo che il mago dovrebbe saperle padroneggiare tutte.
E quali sono stati i tuoi riferimenti fra i più famosi maghi della storia?
Tutte le storie di successo mi hanno ispirato. Se te ne dovessi dire uno che mi ha ispirato molto all’inizio, direi Mago Silvan.
Oh fantastico Mago Silvan, ho visto un suo spettacolo qualche anno fa, a Venezia.
Eh sì tra l’altro è veneto come me, veneziano, all’anagrafe Aldo Savoldello! Un mito! Per me ha sempre rappresentato l’ideale del gentleman elegante e mi ha stuzzicato molto anche se poi ho ricercato una formula più glamour e moderna.
Un po’ alla David Copperfield…
Bravo esatto! Copperfield è un altro personaggio che è stato capace di adattarsi ai tempi e capire che il cappello a cilindro aveva stufato ma un altro mago di cui ho particolarmente stima è il milanese Mago Eddy, devo dire che lui ha tracciato un percorso di grande qualità, all’interno dei contesti più esclusivi del mondo. E’ una vera Star del nostro settore.
Bè mi sento di dirti che qui a StarsSystem abbiamo già scommesso su di te, abbiamo l’occhio lungo e siamo certi che saprai cogliere tutte le occasioni e viverle al meglio. Le carte in regola ci sono!
Quando ero più giovane ho sempre pensato che le storie di certi personaggi che ammiravo fossero una grande forza, mi dicevo: “Se lui ce l’ha fatta posso farcela anche io!”, ho sempre creduto in me stesso e ho sempre creduto nel confronto con gli altri, nell’ispirazione che potevo ricevere e dare.
Cosa suggeriresti quindi ad un ragazzo o una ragazza che, come te, scopre di avere un talento o una passione forte?
Di crederci sempre e di preparasi a fare tanti sacrifici. A volte si vede la punta dell’iceberg, ma sotto la superficie ogni sogno conquistato include fallimenti, lezioni, delusioni. Io ho sempre cercato di mettermi in “uncomfortable zone”, quasi a cercare volutamente situazioni scomode, di disagio e difficoltà per poi godere della capacità di trarne lezioni o aver allenato prontezza e preparazione. Devi prenderti dei rischi, nella vita come nello spettacolo e devi volerti davvero conoscere.
Ph Alexander Moore
Stylist Vito Rodriguez
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