Edoardo Sylos Labini – Amo la cultura italiana


Edoardo Sylos Labini è un vero esempio di poliedricità artistica. Attore, regista, giornalista ed editore, ha saputo muoversi con passione e visione tra teatro, televisione, editoria e riflessione culturale, costruendo una carriera che è un viaggio nell’arte e nell’identità italiana.
Nato a Pomezia nel 1971 in una famiglia di intellettuali, ha calcato per la prima volta il palcoscenico nel 1995 al fianco di una leggenda come Alida Valli, in “Questa sera si recita a soggetto” di Luigi Pirandello. Da allora, il suo percorso è stato costellato da un amore incondizionato per l’Italia: le sue città, i suoi personaggi, il suo immenso patrimonio culturale.
Attraverso documentari, spettacoli teatrali e il giornale che dirige, CulturaIdentità, Sylos Labini si fa ambasciatore di un’Italia che sa guardare al passato per raccontare il presente e immaginare il futuro. Con la serie televisiva Inimitabili, andata in onda su Rai 3, e il tour teatrale omonimo, porta sul palco il racconto appassionato di grandi figure italiane come Marinetti, Mazzini e D’Annunzio, rendendole vive e vicine al pubblico contemporaneo.
In questa intervista esclusiva, ci racconta la sua vita, i suoi successi più recenti e la sua visione dell’arte come strumento per riscoprire e celebrare le radici culturali del nostro Paese.
Sei attore, regista, editore, come hai iniziato la tua carriera e cosa significa essere artista per te?
Avevo 19 anni ed ero una “testa calda”, per non dire altro. In quel periodo frequentavo il mondo ultras, poi un giorno all’improvviso, per far vedere ai miei genitori che avevo cambiato giro di amicizia, mi iscrissi in un corso di danza in una famosa scuola di Roma. Nel saggio di fine anno ho scoperto la magia del palcoscenico. In quell’istante ho deciso che volevo fare l’attore e ho iniziato il percorso di studi: corso di recitazione e università. Da quel momento, ho dedicato la mia vita all’arte 24 ore su 24: quello significa essere un artista.
Come ti è venuta l’idea della serie televisiva Inimitabili su Rai 3, dedicato a tre grandi personaggi come Marinetti, Mazzini e D’Annunzio?
Erano dei miei cavalli di battaglia a teatro, li avevo studiati ed interpretati a fondo. L’attuale AD della Rai voleva che portassi il racconto di questi grandi italiani in Rai ed è nata la serie “Inimitabili“.
Qual è il loro denominatore comune?
Sono uomini che hanno combattuto durante tutta la propria vita per un’idea, sono patrioti della cultura italiana.

La serie tv è diventata anche uno spettacolo a teatro in chiave pop, cosa vuoi comunicare agli spettatori?
Come ti dicevo, siamo partiti dal teatro per andare in tv e tornare in teatro con un linguaggio nuovo, in un certo senso crossmediale. Sul palco ci sono varie commistioni insieme, c’è l’interpretazione, la narrazione, la componente musicale dal vivo e il docu con le immagini di repertorio dalle teche Rai. L’allestimento al neon è molto pop e impreziosito dalle sculture luminose di Marco Lodola.
A proposito di opere luminose, come è nata la collaborazione con le opere del celebre artista Marco Lodola?
C’è una grande stima tra noi e con grande generosità aveva già firmato alcune copertine di CulturaIdentità, la rivista che ho fondato e dirigo, appeno gli ho detto di Inimitabili era già al lavoro con entusiasmo. Sono onorato di questa collaborazione.
Cosa si prova a raccontare su un palco dei personaggi storici così iconici e cosa ti affascina del teatro quando vai in scena?
Il teatro è la mia casa, in fondo è la mia vita. Avevo deciso di metterlo da parte dopo 25 anni di carriera, invece, sta tornando prepotentemente protagonista dei miei progetti artistici. Poi, interpretare questi grandi italiani è complesso, ma affascinante e ti restituisce il senso della recitazione, dell’essere qualcos’altro da te stesso.
Se dovessi rinascere “inimitabile”, saresti Marinetti, Mazzini o D’Annunzio?
Forse D’Annunzio: oserei molto di più di quanto non ho fatto fino ad oggi.
Edoardo Sylos Labini – La mission di CulturaIdenitità
Sei anche fondatore e direttore del giornale CulturaIdentità, in un momento storico dell’editoria non semplicissimo, quale è la tua mission?
Iniziamo il settimo anno in edicola, senza un euro di finanziamento pubblico, un piccolo miracolo! Andiamo avanti grazie alla forza e alla passione del nostro obbiettivo: raccontare i simboli culturali della nostra bella Italia. E’ un giornale cartaceo nell’epoca del web, perché la carta ingiallisce e invecchia, ma resta lì per sempre. Spero che Cultura Identità sia un lascito di generazione in generazione, nel mondo globalizzato è un segnale necessario e dovuto per quello che l’Italia è stata e dovrà essere.
Città identitarie racconta dei personaggi che hanno segnato la storia di alcune città, vuoi raccontarmi di più?
E’ una fondazione di cui sono Presidente, che raccoglie un centinaio di comuni italiani che raccontiamo attraverso le pagine di CulturaIdentità e con i festival estivi che facciamo nelle piazze da 10 edizioni. L’Italia è fatta perlopiù da piccole cittadine sotto i 20 mila abitanti e, questi comuni della provincia, nascondono luoghi incantevoli e straordinari personaggi che hanno costruito l’immaginario culturale nostro Paese.
L’Italia è questa e con le Città Identitarie facciamo riscoprire la storia e l’identità italiana.
Leggi qui altre interviste.