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Eleonora Duse, 100 anni dalla scomparsa della “Divina”

Eleonora Duse, 100 anni dalla scomparsa della “Divina”

Angelo Annese
Eleonora Duse

A 100 anni dalla sua scomparsa ricordiamo una delle figure più iconiche e carismatiche della storia del teatro moderno, Eleonora Duse.

Il suo nome riecheggia nei palchi più importanti di mezzo mondo e durante la sua carriera è diventata un modello di perfezione al quale ascendere, l’incarnazione della “Divina”. Così, infatti, era soprannominata dall’amato D’annunzio. Il suo era un talento senza eguali e ha lasciato un solco indelebile nel panorama dell’arte drammatica, influenzando generazioni di artisti e plasmando un modo inedito e anticonvenzionale con cui approcciarsi all’interpretazione teatrale.

I primi passi della “Divina”

Eleonora Duse nasce a Vigevano il 3 ottobre 1858 da una coppia di attori girovaghi, Vincenzo Duse e Angelica Cappelletto; suo nonno paterno era Luigi Duse, un celebre attore di commedie veneziane. Figlia d’arte, dunque, fin dalla più tenera età impara il mestiere e questo perché a seguito dei disordini dovuti ai moti post 1848, la compagnia era costretta a vagare di città in città per riuscire a racimolare il necessario per vivere.

Si può affermare che per Eleonora Duse la recitazione sia stata la chiave di interpretazione tramite cui ha imparato a dare un significato al mondo che la circondava. La sua predestinazione si palesa quando, ad appena quattro anni, calca il primo palcoscenico interpretando Cosette nell’adattamento teatrale de Les Miserables (V. Hugo, 1862), celeberrimo romanzo ottocentesco che al tempo era ancora fresco di stampa. Non trascorre un’infanzia particolarmente felice e questo perché, a causa dei continui spostamenti della famiglia, cambia molte scuole e città finendo per essere sempre messa in disparte dagli insegnanti e dai compagni senza avere l’occasione di costruire dei legami. Con il passare del tempo, però, Eleonora studia e affina la sua tecnica e all’età di 12 anni stupisce il pubblico di Verona con una sublime interpretazione di Giulietta; questa esperienza la convince una volta per tutte ad affinare il suo talento recitativo.

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Francobollo commemorativo 21 aprile 2024

In quegli anni, i suoi ruoli la ripagano con una nutrita schiera di ammiratori che si invaghiscono dell’innata naturalezza che trasudava nell’impersonare in maniera fedele e verosimile i suoi personaggi. Inoltre, i suoi lineamenti erano distanti dal canone dell’epoca, ma lei li portava fieramente. Nel 1878 si reca con il padre a Napoli, al tempo non più capitale ma ancora una città cosmopolita e ricca di eventi culturali, e qui, grazie alle numerose recensioni che la osannano, il suo nome inizia ad avere una risonanza nazionale.

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Eleonora Duse porta in scena la verità

Il 7 settembre 1881 si sposa a Firenze con Tebaldo Checchi, un attore sì mediocre che però rivela ottime doti da agente. Infatti, grazie alle sue conoscenze nel settore riesce a dare un importante contributo alla popolarità della moglie: è lui, per primo, a plasmare mediaticamente la sua figura. La Duse diventa così prima donna della Compagnia Rossi e in questo periodo ha finalmente modo di imporre la sua visione artistica dando i natali a un nuovo registro stilistico molto vicino al verismo. Al tempo, si dava grande importanza alla messa in scena, e la tradizione classica richiedeva alle attrici una prossemica, un trucco e un utilizzo della voce molto impostati che restituivano a un pubblico stanco l’artificiosa caricatura melodrammatica dei personaggi. Eleonora Duse, invece, con eleganza e raffinatezza, chiede di avere delle scenografie scarne e decide di rinunciare al trucco facendo affidamento sulle espressioni del volto e sull’intensità emotiva dei personaggi che interpreta immedesimandosi completamente nel loro stato interiore.

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In questo modo, con un efficace utilizzo dei silenzi e della voce, rinnega i classicismi e offre a coloro i quali la guardano recitare un’esperienza di immediatezza mai provata prima. Lei stessa dichiarava di portare in scena i sentimenti della sua vita personale quasi come fossero dei costumi da far indossare ai suoi personaggi. L’attrice anticonformista comincia così a fare scuola di realismo e cambia le regole del gioco, Stanislavskij stesso ammetterà di essersi ispirato alla Duse per la creazione del Teatro d’arte di Mosca. I temi affrontati da Eleonora Duse erano tra i più controversi e dibattuti nei salotti della società borghese dell’epoca: classismo, sessualità, famiglia, matrimonio, ruolo della donna. Ne usciva il ritratto di una società perbenista ma in realtà ipocrita, e marcia nella sostanza, che dava importanza soltanto a mantenere le apparenze, corrotta da rapporti di potere che regolavano ogni interazione umana tramite il denaro. Un mondo bigotto e infarcito di taboo nel quale era diventato impossibile provare delle emozioni sincere. Eleonora Duse aveva a cuore i vinti e gli oppressi e a modo suo ha sempre cercato di essere d’aiuto.

Le donne delle mie commedie mi sono talmente entrate nel cuore e nella testa che mentre m’ingegno di farle capire a quelli che m’ascoltano, sono esse che hanno finito per confortare me.

Eleonora Duse
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Eleonora Duse interpreta Cleopatra di Shakespeare

Il successo internazionale

Nel 1885 l’attrice parte per una tournée in Sud America e qui si conclude finalmente l’infelice matrimonio con Checchi, che metterà radici a Buenos Aires. Una volta tornata in Italia l’attrice fonda la Compagnia della Città di Roma in società con Flavio Andò e la sua carriera prende una svolta significativa. Il successo arriva nel 1889, quando interpreta il ruolo di Nora ne Casa di bambola di Henrik Ibsen. Da quel momento in poi, Eleonora Duse diventa una figura di grande rilievo nel panorama teatrale internazionale e si esibisce con successo nei teatri più prestigiosi di tutto il mondo tra cui Madrid, Barcellona, Pietroburgo, Mosca, Kiev, Odessa, Vienna, Budapest, Praga, Berlino, Londra e New York.

Ho proprio ora visto l’attrice italiana Duse in Cleopatra di Shakespeare. Non conosco l’italiano, ma ella ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa!

Anton Čechov
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La sua carriera fu costellata da numerosi successi e collaborazioni con i più importanti drammaturghi e registi del tempo, tra cui Gabriele d’Annunzio, con cui ebbe una relazione tormentata a cavallo tra i due secoli. La storia tra i due, anche se scandita da continui tira e molla, è stata molto appassionata e durò una decina d’anni. Il vate vide il suo ingresso nello star system del tempo grazie a questa relazione chiacchierata che si rivelò determinante per il suo successo. La loro intesa artistica, d’altronde, diede alla luce spettacoli moderni di grande successo come Il sogno di un mattino di primavera, La Gioconda, Francesca da Rimini, La città morta et al. che contribuirono a consolidare la reputazione di Eleonora Duse come una delle più grandi attrici del suo tempo. Spesso e volentieri, pur di rendere felice il suo amato che la seguiva raramente nelle sue tournée, era lei stessa a finanziare la messa in scena di queste rappresentazioni rendendole celebri in tutto il mondo. Inoltre, la Duse ebbe il merito di ispirare l’Alcyone (1903), la più celebre delle raccolte poetiche dannunziane. Il poeta si allontanò gradualmente da lei e, forse nel tentativo disperato di fare della propria vita “un’opera d’arte”, la abbandonò.

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Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato.

Eleonora Duse
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Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio in Piazza San Marco, Venezia, 1915

Una vita dedicata al teatro

Fino alla fine dei suoi giorni, Eleonora Duse è rimasta completamente asservita all’amore incondizionato che provava per il teatro che, dopotutto, è stato il suo unico e fedele compagno di vita. Per lei recitare era un atto dovuto, una missione di vita. Basti pensare che persino con lo scoppio della Grande Guerra si prodigò facendo visita ai soldati nelle trincee, parlando con loro e recitando negli accampamenti. In più, vendette e impegnò i propri averi pur di offrire sostentamento alle famiglie che versavano nella miseria di quegli anni. Un’esistenza trascorsa in balia del suo pubblico, errando di palco in palco senza mai mettere radici, Eleonora Duse si spegne il 21 aprile 1924 a Pittsburgh, nel corso di una tournée statunitense a causa di una polmonite. Esala così il suo ultimo respiro in una camera d’albergo, sola, all’età di 66 anni. Lasciò scritto di voler essere sepolta nel cimitero di Asolo, rivolta verso il Monte Grappa per amore dell’Italia e dei soldati che aveva assistito nel corso della Prima guerra mondiale. Lei, che più di tutti conosceva la solitudine aveva deciso di amare il suo pubblico offrendo generosamente se stessa, senza filtri e senza mediazioni.

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Eleonora Duse, Ciro Galvani e Ettore Mazzanti, Foto di scena

La sua profondità, la forza d’animo e la sua femminilità hanno ispirato intere generazioni, Eleonora Duse è stata una rivoluzionaria e, per mezzo della sua arte, ha provato a risvegliare la società. Quella stessa società malata e prepotente che l’ha costretta fin da bambina prigioniera di un ruolo. L’attrice sentiva forte il peso di un destino imposto ed era per questo motivo, forse, che nella vita si è dedicata agli altri con quella genuina gentilezza che l’ha resa immortale. Nomade e spirito libero, sognava l’emancipazione della donna che per l’attrice doveva prendere piede da una maggiore presenza femminile all’interno del panorama culturale italiano:

Senza la donna non va niente. Questo l’ha dovuto riconoscere perfino Dio.

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Eleonora Duse ha fatto della sua anima un’opera d’arte e la sua parabola ci rammenta che la vita, in fondo, è come un grande palcoscenico e ognuno di noi è chiamato a recitare la propria parte.

Eleonora Duse amava sperimentare e partecipa alla produzione di Cenere (film muto del 1916) interpretando pure un ruolo chiave.
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