Piergiorgio Pulixi: Mai scendere a compromessi con la propria moralità
8 Settembre 2015
Piergiorgio Pulixi classe 1982 nasce a Cagliari, ma vive e lavora a Londra.
Nel 2014 pubblica L’appuntamento libro dalle tinte forti, molto sporco e cattivo, ma questo è lo stile di Piergiorgio. Scopro, inoltre, che fa parte del collettivo di scrittura Sabot creato, dal maestro del noir, Massimo Carlotto di cui è allievo, aggiungerei un ottimo allievo. L’ultima sua fatica è Il canto degli innocenti (una serie di brutali omicidi perpetrati da adolescenti fra i dodici e i quindici anni). “Ore 22:27 Un ristorante di lusso. Un uomo. Una donna. È la prima volta che si incontrano. Il loro non è il classico appuntamento. Lei è costretta a stare lì e a rispondere alle domande sempre più inquietanti (purtroppo per lei non solo a domande) e morbose dell’uomo. Ore 01:17 L’uomo esce dal ristorante apparentemente tranquillo, ma dentro bruciava…” Sul piatto della bilancia con il libro L’appuntamento, hai inserito vari temi quali; l’instabilità della privacy su internet, la violenza psicologia e fisica, l’usura e la disperazione di chi non ha più niente da perdere. Romanzo molto teatrale grazie ai dialoghi serrati che mi hanno tenuto incollato alle pagine. Possiamo dire che i tuoi libri sono adatti solo a stomaci forti? Solitamente i romanzi noir sono duri quanto è dura la realtà. Né più né meno. Non c’è – o non ci dovrebbe essere – nessun compiacimento alla ricerca della crudeltà a qualsiasi costo, o del personaggio atavicamente malvagio solo per il gusto di scavare nel male e nell’orrido. Lo scopo del noir è quello di descrivere la realtà e l’inferno che spesso si nasconde nell’animo umano. I personaggi sono funzionali alla storia che vuoi raccontare. Spesso per farlo cogli il personaggio nel momento in cui raggiunge il suo punto di rottura, lo descrivi mentre sorpassa per sempre una linea morale da cui sarà impossibile tornare indietro. Il protagonista potrà solo andare avanti, mettendo a rischio la sua vita e quella delle persone che ama. Se questa è la base di partenza, è assai probabile che la storia tocchi picchi di tensione assoluta e di introspezione psicologica ansiogena, questo sì. Non credo quindi che i miei romanzi siano soltanto per lettori dallo stomaco forte, ma sicuramente sono per lettori che non hanno paura dei lati più intimi e bui che tutti noi abbiamo dentro, anche se spesso fingiamo che non sia vero. Il quadro che esce è preoccupante, mostri l’esistenza di una polizia corrotta e una magistratura marcia. Come ti documenti e quanto tempo impieghi per dipingere un quadro dalle tinte così forti? Dipende dal tipo di romanzo e dalla proporzione tra inchiesta, realtà e fiction che voglio creare, e quest’equilibrio cambia da romanzo a romanzo. Cerco di documentarmi a trecentosessanta gradi, sia nelle modalità più tradizionali sia cercando di avvicinare persone di quell’ambiente, o qualcuno che possa inserirmi in quel particolare ambiente di cui voglio raccontare. Solitamente prima di arrivare alla scrittura del romanzo, passo attraverso cinque o sei mesi di documentazione, ricerca e studio del materiale. Il trucco è sapere quando staccare e iniziare a produrre, perché tendenzialmente uno sarebbe portato per volontà e desiderio di verosimiglianza a continuare a documentarsi fino a raggiungere la massima attendibilità. Attraverso i tuoi romanzi, da cosa e verso cosa vuoi spostare l’attenzione? Vorrei ampliare la percezione del pubblico su alcuni temi e problemi che sono dei tabù nel nostro Paese. Storie dure e negate che mostrano il lato più oscuro e sommerso della nostra società. Tutto questo attraverso romanzi perfettamente godibili dal pubblico in cui l’elemento thrilling e la componente d’intrattenimento dei libri sia molto alta, e possa competere con altre forme di intrattenimento e comunicazione. Per fare questo è necessario studiare tanto e continuare a migliorarsi romanzo dopo romanzo, senza adagiarsi sugli allori. Quanto ami la provocazione? Più che la provocazione, amo prendere contropiede il lettore e sbriciolare le sue certezze. Non perché sia sadico di mio, ma perché credo sia un buon esercizio per affrontare in seguito la realtà e osservarla con la consapevolezza che nulla è scontato, e che il male può nascondersi ovunque, anche – o forse soprattutto – laddove uno meno se lo aspetterebbe. Quanto ti diverte creare corto circuiti nei lettori? Mi piace portare loro e i personaggi dentro un labirinto e poi osservarli cercare di venirne fuori, scapicollandosi tra menzogne e false piste. Se ci pensi non è altro che una metafora della nostra vita di tutti i giorni e di come cerchino di manipolare la nostra capacità critica di pensiero. I lettori di thriller e noir credo che al tempo stesso siano cittadini più consapevoli dei meccanismi della menzogna e della propaganda. Sono allenati a studiare problemi e trovare soluzioni, e quindi è più difficile prendersi gioco di loro. Per apprezzare il bene bisogna conoscere il male? Per apprezzare il bene bisogna essere consapevoli che il male esista, sicuramente. E credo che i romanzi noir, thriller, etc. siano utili per esorcizzare la nostra paura del male. Hanno un po’ lo stesso effetto che avevano le fiabe su di noi quando eravamo piccoli: ci spaventavano, ma al tempo stesso ci rassicuravano. L’ignoto, ciò che non conosci fa sempre paura. Se invece riesci a misurare qualcosa, a capirne il funzionamento, allora non ti farà più paura e sarai cosciente dei tuoi limiti e delle debolezze delle cose che temi. Cosa consiglieresti di fare a un ventenne per costruire il suo futuro lontano da tutto il male che descrivi nei tuoi libri e che troppo spesso rappresenta la nostra società? Consiglierei di non scendere mai a compromessi con la propria moralità. Tutti i problemi e tutto il marcio deriva sempre dall’infrangere questo principio. Il compromesso è contagioso, e può diventare una dipendenza, un modo di vivere. Ai nostri lettori, quale dei tuoi libri consiglieresti e perché? Consiglierei L’appuntamento, perché ci sono particolarmente affezionato, e Una brutta storia. Primo libro della serie del poliziotto Biagio Mazzeo, perché è un progetto ambizioso in cui ho cercato di fondere il noir con la tragedia e l’epica per dare ai lettori una storia forte ed emozionante. Quando un libro con un lieto fine? Presto. Devo solo trovare la storia giusta, e forse ne ho una per le mani che può fare al nostro caso. Lieto fine fino a un certo punto, ovviamente. Ci parli di collettivo di scrittura Sabot di Massimo Carlotto? Massimo oltre a essere un grande scrittore è una persona molto generosa che crede nella condivisione del sapere e delle esperienze. Ha radunato intorno a sé dei giovani autori, e li ha formati in un modo particolare: ha aperto loro la sua “bottega” mostrando l’utilizzo di ogni singolo attrezzo e condividendo consigli e trucchi del mestiere. Da persona estremamente intelligente ha capito che il modo migliore per svezzarci fosse quello di portarci direttamente sulla strada, mostrandoci come si lavora alla creazione di un romanzo. Il risultato è stato Perdas de fogu, ma al tempo stesso quello è stato solo l’inizio di un percorso di studio che prosegue tuttora, sotto la sua supervisione. Un libro di Carlotto che consiglieresti? L’oscura immensità della morte. Hai scelto di vivere a Londra, forse per le troppe difficoltà che si incontrano oggi in Italia? Anche. Avevo soprattutto bisogno di mettermi alla prova in un ambiente non mio, e capire le dinamiche sociali e personali di una grande metropoli come Londra. Piergiorgio Pulixi sogna il cinema? Sì. Ho scritto parecchi soggetti e qualche sceneggiatura, e studio cinema e drammaturgia che ritengo molto utili per un miglioramento anche come romanziere. C’è un detto nell’ambiente che mi piace molto: “smetti di sognarlo e scrivilo!”. Io ci credo profondamente: la fortuna è proporzionale all’impegno e al duro lavoro. Uno deve farsi trovare pronto quando le occasioni si presenteranno alla sua porta. Augurandogli di diventare presto una delle colonne della prossima generazione del cinema italiano (ne abbiamo tanto bisogno), continueremo a seguire Piergiorgio come scrittore perché oltre ad essere un’umile, non guasta mai, persona è anche un talento e con la scrittura ci sa fare per davvero. Come il suo maestro, Massimo Carlotto, presto su StarsSystem.]]>