Marco Missiroli: Un’oscentità? Non leggere i suoi libri
20 Luglio 2015
Marco Missiroli classe 1981 nasce a Rimini, ma vive e lavora a Milano. Nel febbraio di quest’anno esce il suo quinto romanzo Atti osceni in luogo privato, libro completamente diverso dal precedente, Il senso dell’elefante.
Ho raggiunto telefonicamente Marco Missiroli, perché con Atti osceni in luogo privato ha avuto il coraggio di osare, sapendo di correre dei rischi, e questo a noi piace molto in uno scrittore. In questo romanzo ci sono tutti gli ingredienti per far discutere, partendo dal titolo fino ad arrivare alla copertina… … famosa fotografia di Erwin Blumenfeld del 1967 (di fatto non si capisce se sia un sedere o la seduta di un divano) opera in cui Libero Marsell, protagonista del libro, si imbatte in un museo di New York. Grazie a questa fotografia Libero capirà che il corpo non gli interessa più, o meglio non gli interessa più un corpo fatto di carne, preferendo un corpo fatto di cuore. Hai scelto tu la copertina di Atti osceni in luogo privato? Si. Prima di sceglierla ne abbiamo visionate altre, ma non funzionavano come questa. “Avevo dodici anni e un mese, mamma riempiva i piatti di cappelletti e raccontava di come l’utero sia il principio della modernità. Versò il brodo di gallina e disse: – Impariamo dalla Francia con le sue ondate di suffragette che hanno liberalizzato le coscienze. – E i pompini. La crepa fu questa. Mio padre che soffiava sul cucchiaio mentre sentenziava: e i pompini. Mamma lo fissò, Non ti azzardare più davanti al bambino, le sfuggì il sorriso triste. Lui continuò a raffreddare i cappelletti e aggiunse: – Sono una delle meraviglie del cosmo”. Titolo, più copertina, più le prime pagine uno si aspetta un libro spintissimo? Invece così non è. È un libro sull’eros, ma dal punto di vista spirituale. Un libro molto sentimentale e profondo. Come stanno reagendo i lettori dopo aver letto Atti osceni in luogo privato? La maggior parte lo ama tantissimo. A chi non piace, non piace alla grande. Rimane quasi indispettito. Quali “accuse” vengono mosse a Atti osceni in luogo privato? Che è furbo: “Missiroli ha fatto la furbata per vendere”. Ricco di citazioni: “Missiroli ha voluto fare il dotto per citare”. L’unica “accusa” che mi vede quasi d’accordo, come hai detto tu; titolo e copertina dicono una cosa che all’interno del libro non si verifica. Chi lo compra pensa a un libro sul sesso, ma poi si sente preso in giro perché non era quello che stava cercando o che si aspettasse. Viste le premesse, quando e perché ti è venuta in mente la trama di questo libro? Istinto. Non ho mai avuto la trama di questo libro in mente. È stato un libro non premeditato, è venuto fuori da solo in 21 giorni. Rielaborato, per trovare la forma giusta, in 2 anni. Se penso Atti osceni in luogo privato e lo associo al libro Il senso dell’elefante è tutta un’altra storia. Si. Storia premeditata, rigidissima, meccanica, studiata a lungo mentre con Atti osceni, no… Ti è uscito fuori. Hai usato la parola giusta, è proprio uscito fuori da solo e credo che il successo di questo libro derivi dal fatto che il lettore abbia sentito la stessa spontaneità, velocità e sincerità di come l’ho scritto io. Lettore e scrittore, in questo caso, coincidono. Il protagonista di Atti osceni in luogo privato si chiama Libero. Questo libro parla di libertà? Non è un libro sulla libertà, ma sulla liberazione perché prima Libero non era libero, non è detto che riesca a liberarsi, però ci prova. Ci prova nella solitudine, nella sottrazione dei sentimenti, attraverso la morte e la gioia di vivere. È vero, questo libro è sulla gioia di vivere, perché: “Libero Marsell, le Grand Liberò, LiberoSpirito, è un personaggio “totale” che cresce con noi, pagina dopo pagina, leggero come la giovinezza nei film di Truffaut, sensibile come sono sensibili i poeti, guidato dai suoi maestri di vita a scoprire l’oscenità che lo libera dalla dipendenza di ogni frase fatta, di ogni atto dovuto, in nome dello stupore di esistere”. Che cos’è l’oscenità per Marco Missiroli? L’oscenità in luogo pubblico è qualcosa che in assoluto mi offende. L’oscenità che riguarda il luogo privato, sono libertà. L’oscenità politica è una cosa che mi ha profondamente ferito in questi tempi. L’oscenità sessuale mi offende meno, a meno ché non sia in luogo pubblico o che leda un minore… “Non ero più vulnerabile per me stesso, ero fragile per noi. Passavo dalla prima persona singolare alla prima persona plurale. Il sentimento per lei custodiva i miei atti osceni”. L’oscenità ha una così vasta gamma di sfumature per cui è difficile giudicare dall’esterno. Tu sei riuscito a descrivere le pulsioni dell’essere umano senza mai cadere nel volgare. Qual è l’aspetto che ti ha intrigato di più scrivendo questo romanzo? Essere libero. Qual è il tuo rapporto con la Chiesa e la Chiesa VS Marco Missiroli? Provengo da una famiglia atea. Dopo la morte di mio nonno (avevo 11 anni) ho iniziato a pregare diventando sempre più cattolico, adesso lo sono un po’ meno. È incredibile come la Chiesa, no la Chiesa no, la religione… sia entrata nella mia vita, e in quella di mia sorella, grazie alla sottrazione di una persona che ci ha lasciato. Sulla Chiesa ho delle perplessità, il Ministero della Chiesa troppo spesso mi perplime. Quello che conta per me è la mia spiritualità. Parliamo di un libro che ho amato molto, Il senso dell’elefante. Romanzo toccante, pieno di sentimenti, dove all’interno c’è un sottile confine tra amore e tradimento, conflitto con la fede e la dedizione verso l’altro. Secondo te, cosa siamo disposti a rinunciare per proteggere i nostri legami? Siamo disposti a rinunciare alla nostra libertà per proteggere i nostri legami. Siamo disposti a rinunciare alla libertà altrui per proteggere i nostri legami. Siamo disposti a tanto. Il senso dell’elefante, con i suoi segreti sepolti sotto la polvere che Pietro, portinaio e non solo, pulisce dalle scale del condominio dove prende servizio dopo aver abbandonato la tonaca, a chi lo consiglieresti? A un padre? A un figlio? A un padre, a un figlio e a chi ha paura della solitudine. Con il tuo primo romanzo, Senza coda, hai vinto il Premio Campiello Opera Prima. Cosa significa per un giovane scrittore ricevere un così importante riconoscimento? Stupore, pacca sulla spalla, incoraggiamento. Quando avviene quando meno te lo aspetti è ancora più bello. Un consiglio per un giovane scrittore? Non avere fretta di pubblicare. Non ti saresti mai autoprodotto? Mai, mai. Avrei accettato il giudizio dell’editore. Prima di salutare Marco, gli chiediamo un libro e uno scrittore che consiglierebbe ai nostri lettori. Il libro Stoner di John Williams, romanzo timido e dirompente allo stesso tempo. Lo scrittore Giorgio Fontana. Mi associo, Stoner non è solo un libro ma una lezione di vita e John Williams è uno dei più grandi scrittori americani contemporanei e Marco Missiroli, ad oggi, è uno dei romanziere italiani senza più timori. Uno che non ha mai temuto il confronto con i grandi temi del romanzo europeo e americano. Prossimamente su StarsSystem conosceremo anche Giorgio Fontana, Premio Campiello con Morte di un uomo per bene. ]]>