Quando a raccontarci l’arte moderna arriva un artista contemporaneo: Andrea Mattoni.
mondo dell’arte, soprattutto quando si parla di arte moderna, da sempre vige un’altezzosa compostezza, un’ampollosa conoscenza, un’irriverenza disarmante. Quasi a voler dire che chi si occupa di arte non può e non vuole perdere tempo con ciò che arte non è. Quasi a voler sottolineare la grande differenza tra chi vive di arte e chi si avvicina all’arte solo per qualche ora. Avete mai sentito parlare di Mostre Blockbuster? Chi si occupa di arte definisce Mostre Blockbuster tutte quelle mostre nelle quali l’impronta curatoriale e l’attenzione nella scelta delle opere lasciano il posto alla fama di un artista e alla sua capacità di autopromuoversi alle masse. Si tratta di tutte quelle mostre in cui vengono esposte una o più opere conosciute anche da chi solitamente non si interessa di arte, senza troppa cura della modalità di narrazione. Sono in sostanza quelle mostre dove le opere possono essere fruite senza particolari attitudini o conoscenze pregresse. Ed è noto che sono, però, anche le mostre che registrano il numero più alto di visitatori, rispetto alle mostre più tecniche. Insomma, sono le mostre meno amate dagli addetti al settore, e più apprezzate dalla gente comune. Ma perché? Perché, spesso, sembra che il mondo dell’arte voglia includere solo chi ha avuto la fortuna di poter studiare arte, lasciando fuori tutti gli altri? Guardate questa foto. A primo impatto sembra il fermo immagine di un giovane writer, il quale si pone nei confronti di quest’opera famosissima in atteggiamento dissacrante, come fosse una provocazione. Eppure la realtà è più sottile. Rappresenta passato e presente che finalmente si incontrano, che si guardano, che non hanno più paura uno dell’altro. Rappresenta la forza e il coraggio di un giovane che non solo ha provato a rimuovere i rigidi schemi legati al mondo dell’arte moderna, ma ha addirittura cercato di scavalcarli. Il dettaglio che vedete in questa foto è parte della famosa opera La cattura di Cristo di Caravaggio, ma non si tratta del quadro originale. Si tratta di un murales realizzato a Varese sotto il cavalcavia Belforte e davanti non c’è un ragazzo pronto a imbrattarlo con una bomboletta ma c’è l’artista che, con quella stessa bomboletta, lo ha realizzato. Si tratta di Andrea Mattoni, in arte Ravo, un esponente tra le figure più interessanti della Street Art italiana ed internazionale. Utilizzando esclusivamente le bombolette spray, egli ha saputo rendere omaggio al grande artista del passato, le cui opere sono conservate ed esposte nei più rinomati Musei di tutto il mondo, portandolo fuori dai musei. E così ha realizzato anche La cena in Emmaus a San salvatore di Fitalia, a Messina, Il Fanciullo con canestra di frutta, ad Angera, in provincia di Varese, e Il riposo durante la fuga in Egitto, a Malpensa. Inoltre gli è stato chiesto di lavorare a un progetto su Bosch, di realizzare un Merisi ed è stato chiamato a Los Angeles. Perché se è vero che un’opera si racconta da sola grazie alla sua storia e a quella di chi l’ha realizzata, è anche vero che a volte è necessario qualcuno che la renda più semplice, più vicina e che trovi nuovi modi di raccontarla. Perché come cita un libro di Preteroti Silvia “Se non capisco come mi spieghi, spiegami come io capisco”. E allora servono idee come questa, di artisti contemporanei che amano l’arte moderna e decidono di toglierla dal suo normale luogo di fruizione per portarla nelle città, negli ormai famosi Non Luoghi, che si trasformano in musei a cielo aperto. Per dimostrare ai giovani che, nonostante gli anni e le innovazioni, i maestri del passato non devono essere dimenticati.]]>