Giampaolo Calvaresi – Struggles
Con oltre 67mila followers su Instagram e una partecipazione vincente a Italia’s Got Talent, Giampaolo Calvaresi si è conquistato un posto d’onore come migliore freestyler italiano. Non solo atleta ma anche performer, Giampaolo sta lavorando per diffondere il calisthenics in Italia. Una disciplina fitness che richiede forza, abilità ed equilibrio. Uno sport difficile da padroneggiare, ma di cui Calvaresi si è innamorato e di cui ci parla in questa intervista.
Ambition, Motivation, Dedication. Con queste tre parole ti descrivi sui profili social, ma chi è Giampaolo Calvaresi?
È un mantra per me, anche al di fuori del calisthenics. La motivazione sta alla base delle cose che faccio, tutte. Se non sono motivato non riesco ad agire e l’ambizione in particolare rappresenta la potenza dello slancio che metto in tutto ciò che faccio. La dedizione – last but not least! – é l’ingrediente senza il quale motivazione e ambizione si arenerebbero in una spiaggia deserta: l’impegno è fondamentale, senza di esso non si ottiene nulla. A rendermi determinato è anche il mio passato, i momenti difficili che mi hanno segnato, il sapere che cosa vuol dire “stare in basso” e la conseguente voglia di riscatto, il desiderio – quasi una promessa che ho fatto a me stesso ancora bambino – di andare verso l’alto. E così ho sempre amato sport e discipline che mi facessero “volare” o cambiare prospettiva (skate, roller, corsa veloce, break dance, bmx…) in cui comunque una parte di me stesso si potesse esprimere libera, oltre lo schema della disciplina, perché in fondo credo di essere più uno showman che un atleta. In ogni luogo, spazio, anche ristretti, vedo la possibilità di un esercizio (di una esibizione, di uno show, direi), persino quando vado con la mia famiglia in vacanza il mio occhio si perde a scovare scorci per qualche figura; il calisthenics mi prende la mente, è un modo per esprimermi. Oggi, domani chissà!
Sei un atleta a tutto tondo: performer, ballerino, e al primo posto fra i Best Italian Freestyler. Che soddisfazioni ti dà e cosa ti “toglie” questo tipo di vita?
La mia è una ricerca continua. Ora il calisthenics mi sta dando molto, in termini di esperienza, di prove per sfidare e conoscere me stesso e mi sta tenendo molto occupato (tempo, mente e fisico). Tutto questo ha certamente i suoi risvolti negativi: a essere maggiormente penalizzata è la mia vita sociale, le relazioni personali. In un certo senso è un colino per selezionare gli amici: chi resta mi accetta per il mio essere concentrato sul mio percorso. Dicevo che il mio è un percorso di ricerca, non so dove mi porterà. C’è calcolo ma anche molto istinto (è una mia dote e, forse anche un regalo del mio passato). Ho iniziato calisthenics a Barcellona, dove ero andato per uno stage in un grande albergo che stava proprio sulla spiaggia. Anche quel periodo per me non fu facile: ero da solo, erano passati solo cinque anni dal mio arrivo a Milano… insomma non ero pronto. Il lavoro mi richiedeva impegno, rispetto delle regole; tornavo a casa la sera e mi ritrovavo nella mia misera stanzetta, dove a stento entrava il letto. Le attrezzature erano là ogni giorno a guardarmi, a chiamarmi, così ad ogni pausa, giorno dopo giorno, ho ceduto al richiamo e ho imparato a riprendere fiducia in me stesso. Andare, salire, volteggiare su quelle prime sbarre con la sabbia sotto i piedi, il rumore del mare, del vento, solo, lontano da casa mi ha dato molto. Ho imparato che quello per me era (ed è ancora) un modo per sfogarmi, per non farmi sopraffare dal mio passato, per superare le delusioni, la rabbia, la tristezza.Quando sono rientrato a Milano ero un’altra persona, forse più disilluso, più maturo…ho continuato cercando di coinvolgere i vecchi amici, ma poi loro hanno mollato e io ho proseguito su questa strada. Che cosa mi ha fatto – e mi fa – “tenere forte la barra” del mio percorso sono i miglioramenti, gli apprezzamenti ed anche la fiducia che alcuni hanno riposto in me (come ad esempio degli amici artigiani che mi hanno regalato delle sbarre fatte da loro, bellissime, che uso ancora a casa quando mi alleno!).
Ti abbiamo visto in finale a Italia’s Got Talent con il tuo team, Burningate: questa esperienza che ruolo ha nella tua vita? E più in generale come si colloca in Italia il calisthenics acrobatico?
Italia’s Got Talent è stata una bella avventura. Ora si guarda avanti. Il calisthenics acrobatico in Italia ha ancora poca visibilità, almeno per il modo in cui lo intendo io, ma è un settore in crescita, sempre più gente se ne sta interessando. Io credo che si tratti di una forma tra l’arte, lo spettacolo e la disciplina sportiva. E’ questa ambiguità che lo rende ancora più interessante.
Progetti o sogni futuri?
Sto cercando il più possibile di divulgare questa disciplina in Italia e all’estero. Per due anni mi sono diviso fra eventi, workshop, gare ed esibizioni e adesso inizierò a dedicarmi all’insegnamento della disciplina. La voglia così forte di riscattarmi mi sta offrendo una serie di opportunità che sono pronto a cogliere. Vengo da un passato in cui ho dovuto fingere di essere ciò che non ero per la vergogna, ora sono disposto a farmi in quattro pur di arrivare più in alto possibile. La vita è una e bisogna viverla senza rimpianti. Spero che tutto continui così, in salita. Ambition, motivation, dedication. Don’t forget it!
Ph & Concept: Francesca Pedrini