Il buco – Recensione
In questi giorni surreali in cui sembra di vivere in un film di fantascienza, dove siamo costretti all’isolamento e siamo privati della nostra libertà personale ecco che Netflix lancia sulla sua piattaforma un lungometraggio low budget che non solo calza a pennello con questa situazione di arresti domiciliari forzati, ma vuole esplorare gli istinti più oscuri dello spirito umano.
Il Buco è il film che segna il debutto alla regia dello spagnolo Galder Gaztelu-Urrutia, vincitore del premio del pubblico allo scorso Toronto Film Festival. Un uomo di nome Goreng decide di entrare di sua volontà in una una prigione per portare avanti un esperimento sociale: Goreng è recluso in una cella che ospita due persone alla volta all’interno di una struttura che si sviluppa solo in verticale, piano sopra piano, stanza sopra stanza, tutte collegate da un gigantesco buco quadrato al centro, un grande precipizio di 300 piani dove non si vede né la cima né il fondo. In quel buco, all’ora di pranzo, viene calato un enorme tavolo imbandito, su cui vi sono una ricca quantità di cibi prelibati e ben sistemati, cucinati da una squadra di grandi chef.
Questa piattaforma viene fatta scendere da un piano all’altro, sostando solo due minuti per ogni piano, dove i prigionieri possono mangiare velocemente prima che la piattaforma prosegua fino ai piani più bassi. Il cibo è abbondante e riuscirebbe a sfamare tutti se ognuno si comportasse civilmente e se i prigionieri dei piani alti non saccheggiassero il tavolo in modo selvaggio, camminandoci sopra, sciupando le pietanze, rovinando i piatti o mangiando più cibo del necessario. Chi sta sotto riceve le briciole, alle volta nulla, innescando un vortice di violenza e degrado tra i detenuti. Ogni mese, i detenuti vengono rimescolati casualmente tra i vari livelli, così da fare in modo che tutti possano provare fame e abbondanza durante il periodo di detenzione. Ed è qui che lo spettatore ha dinanzi a sé lo spettacolo raccapricciante della mancanza di empatia dell’essere umano, dell’egoismo intrinseco in ogni uomo e della scarsa collaborazione che esso ha con i propri simili, dove la violenza regna sovrana.
Gaztelu-Urrutia ci mostra, nella sua totale crudeltà, il vero volto dell’uomo, completamente disinteressato al bene comune ma concentrato solo su se stesso, privato di ogni tipo di fratellanza e di compassione verso il prossimo. Passato anche dalle sale del Torino Film Festival, Il buco evidenzia un mondo pessimistico, sottolineando la negatività degli elementi dello spirito umano ed ora, più che mai, vederlo ci farà riflettere profondamente sulle mancanze che ci portiamo dentro e sulla incapacità di sentirci uniti gli uni con gli altri.