Diane Pernet: Il mio senso dello stile è un accumulo di esperienze
28 Maggio 2015
È difficile spiegare chi è Diane Pernet, anche perché a lei le etichette non piacciono. Io la chiamerei “Fashion Guru” perché racchiude ed interpreta tutte le forme della moda sia come giornalista o blogger (uno dei più seguiti al mondo il suo), stilista e creatrice di una collezione di profumi super esclusivi (infatti li trovate da Liberty London) e fondatrice dell’unico festival del cinema al mondo sulla moda. Lasciatevi ispirare … Arriva Diane.
Come hai iniziato la tua collezione di profumi? Son sempre stata riconosciuta per la mia fragranza, anche prima di crearne una mia, forse perché sono sempre state inusuali e inaspettate. O almeno memorabili, credo. Alla fine ho voluto creare un profumo da indossare io stessa e che rispecchiasse la mia vita. Questo è qualcosa che volevo fare già negli anni Ottanta quando disegnavo la mia collezione di abbigliamento. Ma non era il momento giusto. Tre anni fa’ ho conosciuto Cristiano Seganfreddo, il quale mi ha detto che i tempi erano maturi per creare i miei profumi e la persona giusta che poteva aiutarmi era il CEO di Intertrade Group, Celso Fadelli, ecco come è iniziata l’avventura . Fortunatamente sono una donna molto decisa e sò quando devo dire di si o di no, perché trovare un “naso” giusto non è stato facile. L’intero percorso e durato due anni… Forse anche tre. Qual è la storia del look unico e riconoscibile che è diventato un trade mark per il fashion system. Non c’è un vero evento nel BIZ senza di te ! Ho iniziato a vestirmi di nero quando facevo la stilista a NYC negli anni Ottanta, il motivo è che non volevo interferire con le mie creazioni. Per questo ogni stilista sceglie la propria uniforme. Io ho scelto il nero. Per quanto riguarda i capelli, si sono evoluti durante gli anni, il velo è più recente, forse cinque o dieci anni, non mi ricordo veramente ! Credo che il mio senso di stile corrisponda un’ampliamento del mio senso estetico che ho sviluppato negli anni. In qualche modo, è un accumulo di esperienze. Molte volte mi hanno detto che il mio stile ha ispirato molte persone. Se questo è il caso ovviamente ne sono onorata, ma ricordati che sono altrettanto cosciente del fatto che il mio stile può disturbarne altrettante. ( Non le manca il senso dell’umorismo … una rarità ragazzi in questo ambiente).(DP bench Santiago Michael James O’Brien)
Quanto ci metti a prepararti il mattino? Ho bisogno di 45 minuti. Quando è stata l’ultima volta che hai indossato un colore che non fosse nero? Ieri avevo un bellissimo abito di Aganovich… Ed è decisamente più grigio che nero. Ho anche una giacca di Dries Van Noten verde molto scuro che ho indossato qualche anno fa. Il tuo blog è stato votato uno dei 3 più visti dell’anno nel 2014. Perché la gente è così attratta da quello che fai o scrivi? Non lo sapevo ma sono incantata a sentirtelo dire. Credo che risponderebbero meglio i miei lettori a questo però! Cosa pensi sia veramente “IN” o realmente “OUT” nella moda adesso. Non sono una persona che segue i trend (“ovviamente” lo dico io) personalmente vedo più moda di molte persone. Posso dirti gli stilisti che apprezzo maggiormente in quanto più autentici : Craig Green, Rick Owens, Raf Simmons. Out -immagino lo sfruttamento del lavoro dei bambini o le cattive condizioni lavorative… Che rendono cheap anche le strade della moda più belle del mondo. Sei la fondatrice del primo Fashion Film Festival, dicci qualcosa di più di questo magnifico progetto . Nell’agosto del 2006 con un collaboratore ho iniziato un fashion film festival che si chiamava “You Wear It Well”. Nel 2008, ho lanciato “A Shaded View on Fashion Film” (ASVOFF) e ho puntato l’obbiettivo sulle immagini in movimento, in un’ industria che è sempre stata dominata dalla fotografia statica. ASVOFF nasce dall’esigenza degli artisti di mettere la moda in movimento attraverso la magia del cinema. ASVOFF è una competizione per cortometraggi, ma resta un festival che dà spazio alla visione di lungometraggi, conferenze, performances, documentari e installazioni. Ogni anno la manifestazione è ospitata dai più venerati musei internazionali ed è diventata una tappa obbligatoria sia per chi appartiene al mondo della moda sia a quello del cinema. Sei giornalista, fotografa, blogger, stilista, talent scout … E la lista potrebbe andare ancora avanti! Cosa metti al primo posto in questo momento. Non mi sento di rientrare nelle categorie professionali che tutte le persone hanno nel mondo della moda. La gente accosta diversi titoli a me solo perché sono molto attiva in diverse aree del settore, forse per mancanza di una parola migliore, io sono quella che tu chiameresti : “multi disciplinare”. I miei obbiettivi principali sono il mio blog A Shaded View On Fashion e il mio fashion film festival ASVOFF, contribuisco a tanti altri progetti per divulgare la moda, l’arte e il design. Quello che importa veramente a me è di avere una voce che viene ascoltata e discussa mentre provo ad abbracciare nuovi modi di lavorare e vedere la moda. Cosa ti diverte di più nella vita. La mia libertà, a parte costruire il mio festival e creare profumi. Cosa non deve mai mancare nella tua valigia. ARIA, waterpic, sapone senza sapone, le cose ovvie … Vestiti, velo, le spille a ragno di Mario Salvucci, profumo e una valigia in più.(DP with Rossy and Adan Jodorowsky)
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