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Nessuno ci può giudicare

Nessuno ci può giudicare

Redazione Starssystem
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Ve li ricordate i Musicarelli degli anni sessanta? E’ stato presentato al Torino Film Festival Nessuno ci può giudicare, docufilm di Steve Della Casa e Chiara Ronchini che immortala alla perfezione un filone ricchissimo ma troppo poco conosciuto del cinema italiano.

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Tanti sono gli esponenti del genere: su tutti Adriano Celentano e Gianni Morandi, poi Caterina Caselli, Don Backy, Tony Dallara, Ricky Gianco, Mal, Rita Pavone, Shel Shapiro e Piero Vivarelli, che con le loro interviste ci testimoniano un’epoca di rottura (la beat generation nostrana) e di cambiamento che ha segnato la storia. Nella pellicola sono state inserite anche testimonianze di Lina Wertmuller (prima donna candidata all’Oscar come miglior regista grazie al film Pasqualino Settebellezze) che tra una risata e l’altra confessa che in passato, per colpa dei debiti, dovette piegarsi al volere dei produttori che la tenevano sotto contratto. Una sorte comune a quella di Giulietta Masina, moglie del maestro Federico Fellini, che nel 1967 accettò di recitare nel film Non stuzzicate la zanzara vestendo i panni della madre di Rita Pavone. La pellicola (nella quale compariva anche un giovane Giancarlo Giannini) fu esaltata dalla critica e riscosse un successo del tutto inaspettato. nessuno_3 Poi c’è la storia di Mal: arrivato da Londra dopo aver viaggiato di notte su di un furgoncino (solo per poter rubare la benzina con il tubo dalle altre auto) si innamora dell’Italia (e le italiane di lui) al punto di non tornare più indietro e cominciare a girare lo Stivale in compagnia della sua band, i “The Primitives”. L’attore di “Terzo Canale” venne catapultato nel mondo del cinema musicale senza comprendere una parola di italiano: infatti lui abbozzava qualcosa con il labiale, poi ci pensava il doppiatore a dare un senso alle sue parole. Caterina Caselli è stata una delle principali protagoniste di questo spaccato cinematografico: film come Nessuno mi può giudicare e Quando dico che ti amo permisero alla cantante modenese di far conoscere i brani e dare un seguito al successo avuto al Festival di Sanremo 1966. Anche perchè ai tempi la Radio Rai non voleva trasmettere quella musica così avanguardista. L’unico modo di vendere i 45 giri era farli ascoltare al cinema.
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