Attilio Fontana
Ragazzi Italiani” e devo dire che si è mantenuto bene anche senza il capello lungo e fluente status symbol degli anni 90′. Ora Attilio Fontana è cresciuto ed è uno show man a 360 gradi come pochi sono o vorrebbero essere. Lo incontro in un noto club torinese di musica live, gremito di gente pronta ad ascoltare il suo nuovo album “Formaggio“. Un uomo di una timidezza che ti fa venir voglia di conoscerlo di più, che avvicina, invece di allontanare. Sarà questo il segreto del suo successo? Che ricordo hai del periodo dei “Ragazzi Italiani”? È stata un’esperienza bellissima con delle emozioni di dimensioni gigantesche. Soprattutto se rapportate all’età, avevo vent’anni. Ci sono capitate tante cose tutte insieme e non sono mancate le delusioni come quella del nostro primo produttore che, diciamo la verità, non è stato onestissimo nei nostri confronti. Ad ogni modo è stato un vero e proprio tsunami. L’avverarsi di un sogno per uno che ha sempre amato la musica come me. La tua passione per il mondo dello spettacolo come nasce? Vengo da una famiglia di musicisti, mio padre suonava la fisarmonica sulle navi da crociera. Una volta approdando a Genova conobbe un tranviere che gli disse: “anche mia figlia suona la fisarmonica perché non la viene a sentire maestro? Sarà un piacere ospitarla “. La ragazza intanto cresce , loro si innamorano… E diventano mio padre e mia madre. Vengo da una famiglia Felliniana e spesso la musica ed il commercio si sono mescolati nei veglioni che tanto andavano di moda a quei tempi. Ho il ricordo di una famiglia folle dove tutti hanno seguito le proprie pulsioni artistiche come fossero una droga. Sei cantante, attore e show-man. Cos’è che ti piace di più ? La cosa più preziosa sono le mie canzoni senza ombra di dubbio. Infatti mi sto prendendo del tempo per questo disco. E’ il mio secondo album da solista e racchiude quasi cinque anni di lavoro. È un disco fatto contromano rispetto al supermarket della musica di oggi però è registrato da musicisti straordinari e contiene le cose più intime di me. Questa è la cosa dove mi sento più io, ma allo stesso tempo amo follemente il teatro e tutte le altre forme di espressione che ho incontrato nella mia vita. Non sono monogamo nel mio lavoro, in alcune momenti mi ha un po’ penalizzato, in quanto in Italia o fai il cantante o fai l’attore, ma ora stanno arrivando i frutti di questo percorso anarchico. Diciamo che l’abbraccio del grande pubblico e critica (soprattutto) l’hai ritrovata con “Tale Quale Show” te l’aspettavi ? No, però volevo fare bene. Quindi sono arrivato lì con l’idea di dare tutto quello che potevo, anche per me stesso, ho affrontato i personaggi in maniera morbosa, andando a guardare interviste e filmati oltre a quello che riguardava l’imitazione del brano, volevo fare un viaggio ossessivo all’interno degli artisti. Cercavo di prendere un frammento d’anima soprattutto con i miei grandi miti: Rino Gaetano, Battisti e la Vanoni. Parliamo del nome del tuo nuovo album : “formaggio ” … curioso no? Racchiude un po’ la mia follia ed è il nome di una canzone a cui tengo molto, quindi mi è venuto spontaneo chiamarlo così. So che suona dissonante però è una dissonanza che inizia a piacermi. Si fa ricordare ed incuriosisce. In realtà si chiama” Formaggio” perché è un disco concreto, non ho utilizzato il computer se non per registrare. E’ stato fatto come i dischi degli anni 70′ – 80′ , quando si andava in sala si suonava tutti insieme e si sceglieva li. Questo è il modo genuino di fare musica che amo. L’ho scritto insieme a Franco Ventura che è il chitarrista con cui collaboro da dieci anni e mi dava l’idea di qualcosa che si potesse prendere e mordere con le orecchie. È un disco che fa poche promesse, però per chi ha voglia di ascoltarlo in un modo più analogico che digitale può trovare delle cose speciali. Cosa ci dobbiamo aspettare nel prossimo futuro da te ? Proprio perché ho questa tentazione di fare tutto mi sono imposto un Cruise Control come le macchine, per poter promuovere questo disco, armato di chitarra e voce sto facendo club e radio universitarie in giro per l’Italia, portando queste canzoni direttamente alle persone. Ci sono altri progetti in pentola, ma al momento riesco a vedere solo questo. Hai l’aspetto del bravo ragazzo impenitente … Lo sei davvero nella vita ? Una parte di me forse si perché sono uno che ascolta, uno educato, quindi… il classico bravo ragazzo. Un’altra parte di me è il lato crazy. Un aspetto che riesco a gestire quando sono sul palco o quando c’è un ruolo da interpretare che me lo permette. Infine la parte che ritengo più preziosa è quella che riservo alle persone più care, ad un’amicizia profonda, ai miei nipoti per i quali divento giullare, clown, acrobata. Nella vita questa mia riservatezza o pseudo timidezza mi ha sempre disegnato come bravo ragazzo. Che importanza dai alla moda ? La moda mi affascina, ma và troppo veloce per me che ho troppe passioni e non sempre riesco a stargli dietro e cerco di indossare quello che mi piace. Molti conoscono Guglielmo Mariotto come il personaggio televisivo di “Ballando con le stelle”, io l’ho visto lavorare in Atelier per un mio spettacolo ed è una cosa incredibile il talento di queste persone e come con una matita possano creare un mondo. Lì ho capito cos’è uno stilista per la prima volta. Sei libero o accompagnato in questo momento? …diciamo che c’è una cosa meravigliosa, ma siccome mi nascondo … non la dico. C’è qualcosa che non rifaresti ? Sono uno “sbagliatore” professionista, amo sbagliare come nei video giochi, così la volta successiva cerchi di superare lo score precedente. Il bello è questo, ti fa sentire che rinasci. Anni novanta o duemila ? I 90′ erano sicuramente più semplici, adesso abbiamo troppo di tutto e troppe informazioni da gestire e come dicevo prima nascendo io analogico e non digitale, con il telefono a gettoni e non con lo smartphone, scoppiando la busta delle merendine e giocando con la cera pongo… a volte mi sento un po un nonno!! Però è giusto andare verso il futuro anche se fatichiamo a capirlo. Purtroppo resto un grande nostalgico lo ammetto. Cosa ti fa arrabbiare di più? Il poco ascolto, ora siamo tutti piegati su questi telefonini, attraversando la strada o sugli autobus, una volta c’era più lo sguardo, la voglia di comunicare, oggi è una rarità. E’ difficile che quattro persone dentro ad uno scompartimento di un treno si mettano a chiacchierare, una volta si faceva. Quindi la confidenza con la quale siamo nati diventa individualismo. Aumenta la paura di avvicinarsi toccarsi ed essere passionali. Invece cosa ti rende più felice ? Credo l’amore. Quando scopri di essere innamorato e stai bene è la sostanza che più ti fa viaggiare. Credevo che diventando ometto non potesse più succedere e invece mi sento un quattordicenne. La musica, poi, nel bene e nel male, nell’amore e nell’odio… un braccio di ferro continuo ed imprevedibile. Odi le cose che non arrivano e poi magicamente te ne ti innamori.]]>