Simonetta Gianfelici: “Guardo sempre al futuro”
La carriera di Simonetta Gianfelici inizia come modella tra le grandi capitali della moda: New York, Londra, Parigi e Milano. Immortalata dai più grandi fotografi, calca le passerelle per le maison più prestigiose e così diventa amica e musa di alcuni grandi della moda come Thierry Mugler e Vivienne Westwood. È grazie alla sua conoscenza e passione per questo mondo che nel 2005 da vita al concorso “Who is on Next?” in collaborazione con Altaroma, Vogue Italia e Pitti Immagine. Oggi, nella veste di talent scout aiuta i giovani a esprimere al meglio il proprio talento e a diventare i grandi nomi di domani
Simonetta, lei è una di quelle donne che hanno saputo distinguersi, lasciando un segno, in un ambiente stimolante e certamente competitivo come è quello della moda. Da icona della sofisticata eleganza italiana nei suoi anni da Top Model ad appassionata scopritrice e promotrice di talenti tra i nuovi designer. A quale ruolo guarda con maggiore soddisfazione?
Per me sono tutti ruoli e traguardi importanti: personalmente credo che per fare ancora la differenza in questo ambiente sia fondamentale fare tesoro delle esperienze fatte e aggiornarsi continuamente, di modo da poter guardare sempre al futuro con fiducia.
Quali sono le caratteristiche necessarie a far sì che qualcosa di intangibile come l’immagine (di un personaggio, di un brand) diventi industria generando mode, tendenze e miti che perdurano nel tempo?
Identità e visione. Avere identità significa essere inconfondibile e allo stesso tempo mutevole. Avere una visione significa avere non solo immaginazione ma anche capacità analitiche. Sviluppare un concetto che racchiuda significati capaci di interagire con l’osservatore a diversi livelli di conoscenza. Lo storytelling, la capacità di usare la narrazione connettendo pensiero e cultura.
Nella sua carriera ha avuto modo di conoscere pilastri della moda del calibro di Valentino, Vivienne Westwood, Helmut Newton, Ferré, tra gli altri. Quale ricorda con più emozione?
Più che emozione direi che ogni esperienza ed incontro con questi maestri ha contribuito alla mia formazione, in termini di gusto, estetica, audacia e innovazione.
In Altaroma ha fuso le sue passioni. Com’è nato il suo rapporto con l’organizzazione?
Nel 2002 lavoravo tra Roma e Milano come fashion editor e ho cominciato a collaborare con Altaroma portando innovazione e talenti emergenti all’interno di un calendario votato ancora esclusivamente all’Alta Moda. Ho accompagnato il cambiamento. La tradizione dell’Alta Moda rendeva legittimo che questa città continuasse a perseguire la sua ricerca sulle eccellenze, l’artigianalità, la sperimentazione e la creatività, ma ne seguisse anche i cambiamenti e le evoluzioni.
Con il nuovo lusso eco-sostenibile la designer Bav Tailor è risultata finalista all’edizione “Who Is On Next?” 2019. Crede che la fashion industry debba essere più responsabile e rispettosa dell’ambiente?
Credo che la sostenibilità e l’etica siano valori imprescindibili. Dobbiamo preoccuparci non solo dell’ambiente ma anche delle persone impegnate in questa industria, della sua delocalizzazione iniqua e senza regole. Ma chiariamo subito che la moda non è lusso. La moda è mass production mentre il lusso non lo è affatto. Il lusso è un prodotto di qualità, destinato a durare nel tempo e la cui realizzazione richiede tempi lunghi. La moda di lusso è per me ossimoro. Il lusso è sempre stato sostenibile quando affidato alle mani di sapienti artigiani. È la moda, la sua iperproduzione, la sua veloce distruzione a dover soprattutto rivedere gli standard.
A proposito di innovazione e giovani talenti emergenti, ci racconta com’è nato il progetto “Portfolio Review”?
Portfolio Review è nato da un’intuizione di Vogue Talent nel voler dare spazio ai giovani creativi emergenti provenienti da scuole di moda, accademie e università per offrire loro l’occasione di confrontarsi con interlocutori come Sara Sozzani Maino e me in qualità di advisor. Offrire consigli, contatti e supporti per procedere meglio spesso anche nell’individuare il ruolo professionale più idoneo mettendo a fuoco non solo le ambizioni ma le loro specificità e peculiari inclinazioni. Ma è anche un’ottima opportunità di incontrare giovani già formati da coinvolgere in diversi progetti offrendo loro l’opportunità concreta di confrontarsi con una committenza. Da tre stagioni per esempio seleziono anche illustratori a cui Altaroma affida la sua immagine istituzionale.
Come si svolge invece Showcase, il format di successo di Altaroma?
Showcase è un progetto che offre non solo visibilità ma anche rapporti concreti con la stampa e i buyer internazionali. La mia ricerca è rivolta a designer e brand indipendenti del territorio e del Made in Italy che possiedono già una loro produzione e distribuzione. Giunto alla sua quarta edizione sono ormai molte le candidature spontanee che riceviamo e la selezione diventa sempre più ricca ed interessante. Il format che prevede una rotazione quotidiana, in una sorta di calendario parallelo, ci consente di ospitarne circa 60 ad edizione, ma la presenza di non più di 20 designer al giorno favorisce gli incontri diretti con i designer creando un’atmosfera meno fieristica e più rilassata. Un dettaglio da non sottovalutare: Altaroma fornisce loro allestimenti e spazi a titolo gratuito.
Il nome Altaroma fa venire subito alla mente qualcosa di lussuoso. Oggi è necessario il lusso per essere e fare moda?
Altaroma per me significa oggi una piattaforma dedicata a designer giovani e indipendenti. Uno spazio votato alla ricerca. Mutevole e in continua evoluzione esattamente come lo è la moda.
Che ruolo svolgono oggi i Social Media per sostenere un progetto?
Un ruolo importante sicuramente lo hanno conquistato in passato riuscendo a divulgare informazioni attraverso un mezzo democratico e globale. Oggi i social sono un mezzo di promozione pubblicitaria a servizio dei grandi brand, efficace sicuramente ma poco interessante per chi come me è più ricercatore che consumatore.
Se dovesse dare un consiglio ai giovani che sono attratti dal mondo della moda, cosa direbbe loro?
La moda è un mestiere da apprendere. Sono le competenze, l’esperienza, la pratica, in una parola gli strumenti necessari per trasformare la visione in qualcosa di tangibile. Ma guardate altro. Leggete altro. Guardatevi intorno e sviluppate un vostro senso critico. Siate curiosi. E coraggiosi. Solo questo vi renderà imprevedibili.
Intervista Mariella Baroli