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Paolo Borzacchiello e il potere delle parole

Paolo Borzacchiello e il potere delle parole

Alessandro Nava
Paolo Borzacchiello

Chi ama comunicare lo sa: a un certo punto diventa un chiodo fisso, un esercizio di vita. Su questo concetto Paolo Borzacchiello ha fondato il suo percorso professionale, studiando a fondo e insegnando agli altri a comunicare. Dalle aziende che lo scelgono per collaborare ai lettori dei suoi libri: ha i gradi per farlo perché il primo interlocutore di Paolo è stato Paolo stesso. Una crescita virtuosa che lo ha portato a diventare uno dei massimi esperti italiani di intelligenza linguistica. Nel suo best seller La parola magica, uscito nel 2018 per Mondadori, Borzacchiello riflette su di “una luce in fondo al tunnel”: persone che, coscienti del proprio potenziale e con le risorse giuste, se si attivano in modo corretto possono davvero cambiare le cose.

Partiamo dal fatto che sei indubbiamente uno dei massimi esperti in Italia di intelligenza linguistica, ma vorrei che ci aiutassi a comprendere meglio il significato di questo concetto.

L’intelligenza linguistica, in estrema sintesi, consiste nella capacità di sapere che tipo di effetto hanno le parole su di noi e sugli altri, quindi lo studio degli effetti chimici delle parole sul nostro cervello.

Quindi noi siamo quello che in qualche modo ci raccontiamo e raccontiamo anche agli altri, è corretto?

Questo è un punto molto importante. Noi letteralmente diventiamo quello che diciamo, diventiamo le parole che usiamo per noi stessi perché le parole che utilizziamo diventano poi ormoni, gli ormoni diventano comportamenti, i comportamenti producono i risultati ed è così, come hai detto tu: diventiamo quello che diciamo.

È la differenza fra il vedere le cose in un certo modo e scegliere di raccontarle ed invece non farlo. Ma nello specifico, essendo tu un innamorato delle parole, tra tutte quelle che hai usato in questi anni, ce n’è una che pensi ti identifichi al meglio e sulla quale hai fondato il tuo successo? 

La parola che utilizzo più spesso e alla quale mi sento legato è “abracadabra”, che ho anche scritto nei libri perché le riassume tutte. “Abracadabra” mi esorta a creare cose buone con le parole. E quindi per me diventa una sorta di monito che ho anche tatuato sul braccio per ricordarmi proprio “attento Paolo quando parli, perché quando parli fai.”

Ascoltando un tuo podcast ho scoperto che da ragazzino hai avuto problemi di balbuzie  e di gestione dello stress, però adesso tieni dei corsi di public speaking in tutta Italia.  Qual è stato l’episodio che ti ha fatto scattare qualcosa dentro e ti ha permesso di far cambiare le cose?

Ci ho messo molto perché fino a 18/19 anni facevo davvero molta fatica a parlare e adesso invece insegno a parlare in pubblico. Ho superato questo mio limite. Come ho risolto? Stavo talmente male, ero talmente frustrato dalle cose che non andavano che ho deciso di fare qualcosa di differente. È un cambiamento scaturito dalla sofferenza.  Volevo fare il venditore ma non riuscivo a vendere, mi prendevano tutti in giro. Sapevo di essere bravo a fare certe cose ma non riuscivo a metterle in atto. La rabbia di non essere abbastanza capito e abbastanza compreso ha fatto sì che cominciassi a lavorare su me stesso cambiando la mia vita.

Oggi intrattieni, sei un divulgatore e permetti alle persone di arricchirsi e migliorarsi attraverso le tue nozioni. Rispetto alla tua nutrita bibliografia cosa pensi che incida maggiormente nel decretare il successo di un libro?

Per quella che è la mia esperienza personale, ho seguito due filoni. Da un lato la capacità di divulgare concetti anche complicati in maniera semplice. Molte persone mi scrivono per chiedere consigli su altre letture riguardanti  l’intelligenza linguistica e la mia risposta è sempre la stessa: non ci sono altri titoli a meno che uno non si voglia buttare sui tomi universitari. Nei miei libri ho messo insieme tantissime nozioni rendendole abbordabili e fruibili per chiunque. Anche per chi con le parole non va a braccetto, for dummies per intenderci. Questa è la parte tecnica: per la parte narrativa, il successo che ho avuto con La parola magica e poi il sequel è arrivato perché in effetti è un prodotto molto originale che ti permette di riprogrammare il tuo pensiero  mentre lo leggi. Ti aiuta proprio a vedere le cose da un’altra prospettiva.

Un libro tra quelli che hai scritto al quale ti senti maggiormente affezionato?

Quello a cui sono più affezionato tra i libri che ho scritto è sicuramente La parola magica, perché è il romanzo che mi ha permesso di  aprirmi alcune strade e mi ha fatto ricordare come da piccolo io volessi fare lo scrittore divulgativo. Ho un pubblico di nicchia che mi chiede libri tecnici su marketing e vendita, ma con La parola magica ho coronato un sogno…

Il mio mondo gira intorno al valore del sogno e a quanto sia importante possederne uno e lavorare affinché vi prenda forma. 

E allora ti devo proprio dire che fin da piccolo, avevo sei anni, passavo i pomeriggi sulla macchina da scrivere di mia madre, sognavo di diventare uno scrittore e non ho mai smesso.

È proprio vero che la determinazione e la volontà permettono ai sogni di prendere forma.

Cento percento d’accordo con te. Ho sempre insistito nonostante i rifiuti e le difficoltà.


Il tuo lavoro è fortemente connesso al mondo del business e delle grandi aziende però sono concetti fondamentali nella vita di tutti i giorni. Anche in famiglia e nei rapporti umani?

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Fabrizio Colica

Esattamente così, questa è un’ottima domanda. Applico queste cose principalmente nel campo del business, ma il business è fatto prima di tutto di persone. Quando parliamo di parole e di creare il mondo attraverso il linguaggio i confini sono molto labili e quindi sono concetti che assolutamente possono aiutare a comprendere meglio i nostri rapporti umani.

Quanta intelligenza linguistica c’è in una serie tv, in un regista che deve scrivere un film o una canzone che ascoltiamo e che poi ci rimane impressa?

Dipende dagli autori. Conosco bene Luca Brignone, un regista Mediaset che è un mio grande lettore e mette sempre il tratto poetico e la parola buona in bocca ai personaggi. Nella musica se ascolti una canzone di Elisa, per esempio, ci trovi dentro un mondo di emozioni e di profondi significati.


Comprendo benissimo quanto dici perché ritengo che la musica e i testi di determinate canzoni possano davvero essere portatrici di quelle stesse emozioni che contribuiscono a migliorare le nostre percezioni e le realtà della vita. Io personalmente amo molto Renato Zero…

Ah, assolutamente sì. Ho avuto il piacere di conoscerlo a una cena ed è un personaggio spettacolare, tanto dal vivo quanto nelle sue canzoni.

La quarantena ci sta restituendo un bene prezioso che è il tempo e questo dovrebbe spianare il campo a tante riflessioni. Tu nello specifico hai già pensato a come sarà il dopo?

L’unica cosa su cui sto tanto ragionando è che tutto ciò che ho fatto finora dovrà essere fatto di più. Considera che per un po’ saremo privi del contatto fisico per cui – venuta meno la vicinanza con le persone – dovremo compensare in qualche modo. E le parole possono colmare questi spazi rimasti temporaneamente vuoti. In una società che vede le interazioni sempre più online le parole permetteranno di creare rapporti sempre più costruttivi.

Ti ringrazio e sono davvero soddisfatto. Volevo proprio centrare, oltre alla tua personalità, l’ambito che mi ha colpito di più che è il valore delle parole e come queste possano cambiare la nostra percezione del mondo e la percezione che il mondo ha di noi. Giusto?

Esattamente, è proprio così. Con le parole giuste noi da un lato cambiamo la nostra realtà e quindi anche il modo in cui percepiamo noi stessi: questo gli altri lo avvertono. Non è possibile modificare l’immagine che abbiamo di noi se per primi non abbiamo lavorato su noi stessi.

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