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Festival Europeo, intervista a Max Moor

Festival Europeo, intervista a Max Moor

Redazione Starssystem
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Festival Europeo per modelli, fotografi e fashion designer. Ombelico della manifestazione è stata la Sala Cavalli di CinecittĂ  che ha accolto addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo per un’intensa giornata di casting. A presiedere la giuria c’era Alexandra Titova, creatrice del festival, accompagnata da tre direttori artistici di fama mondiale: Piergiorgio Antonelli a valutare i fotografi, Max Moor che osservava sotto ogni aspetto l’operato dei fashion designer e infine Erika Bucci (alla ricerca di nuovi volti per le passerelle maschili). Tra un casting e l’altro abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Max Moor. Come è nata la tua passione per la fotografia? Il primo rapporto significativo con la fotografia l’ho avuto attorno ai 14 anni. Non riuscivo a staccarmi dalla mia prima macchina fotografica, una polaroid acquistata grazie al supporto immancabile dei miei genitori. Trascorrevo le serate guardando le immagini di Cartier-Bresson e George Hurrell, poi verso i 16 anni ho utilizzato il garage per costruire la mia prima camera oscura. Lì vi ho trascorso gran parte della mia vita, immerso nella moda ed intento a costruire una mia identitĂ  fondata sulla fotografia glamour. Cosa cerchi nei fashion designer del festival? Ho accettato questo incarico perchĂ© la moda è la mia passione sin da quando ero piccolo, un amore coltivato durante gli studi e mentre lavoravo presso il Laboratorio di Design della Moda a Firenze. Cosa voglio da questo festival? Voglio creativitĂ , voglio ragazzi meritevoli, voglio trovare tra gli aspiranti un designer che mi stupisca con la novitĂ , insomma cerco un vero talento. Lo stilista del domani deve essere un mix tra sarto, designer, cool hunter e personal shopper, deve conoscere il mercato ad occhi chiusi. Senza dimenticarsi che deve possedere un’ottima conoscenza dell’evoluzione storica e stilistica della moda. Qual è il tuo set ideale? Adoro lavorare in luce ambiente, quindi una location che può essere una villa antica o la suite di un prestigioso hotel, l’importante che ci sia la giusta luce da gestire insieme alla luce artificiale. Non esistono problemi, basta avere occhio ed anche una piccola stanza può diventare una reggia. Modelli e modelle cosa non devono mai fare davanti alla tua macchina fotografica? Fortunatamente per i miei progetti mi affido unicamente a professionisti del settore, ma ahimè a volte capita di trovarmi sul set con modelle che non conoscono le parole umiltĂ  e sacrificio e dopo la pubblicazione di una foto su di una rivista si sentono giĂ  arrivate. Che cos’è per te il glamour? Qui andiamo a toccare un tasto dolente per quanto riguarda le nuove leve. Tra le foto prodotte dai giovani fotografi purtroppo vedo spesso immagini piatte, un bel lato B non fa una foto glamour, non c’è atmosfera. Il vero glamour è quello del grande George Hurrell, fotografo che con la sua camera ed un punto luce dipingeva e rendeva incredibilmente belle le attrici di Hollywood. Il glamour è riflessione. Bisogna avere pazienza, gestire la tonalitĂ  del colore e avere la piena padronanza di ombre e luci quando si scatta in bianco e nero. Ritengo sia fondamentale circondarsi di un team qualificato, fatto di persone che conoscono la materia. In piĂą parlo sempre una mezz’ora in privato con la modella prima di iniziare il set: aiuta ad entrare in sinergia. Il glamour per me è sensualitĂ  e allo stesso tempo magia!]]>

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