Cinema Tells The Radio Star: Intervista a Davide Simon Mazzoli
1 Febbraio 2016
Ieri, il bambino di Telemike, oggi autore, regista e produttore di un film destinato a far discutere. Davide Simon Mazzoli, scrittore, artista e creativo a tutto tondo, non si è fatto cambiare dallo Stars System, che ha raccontato prima nelle pagine di un libro e dal 31 marzo in tutte le sale cinematografiche con “On Air, storia di un successo”.
“On Air: storia di un successo” è un’altra tappa di una carriera iniziata da bambino come volto di “Telemike”, proseguita come scrittore e artista, oggi produttore, regista e autore di film. A questo punto vogliamo sapere come si fa. Con Mike è iniziato tutto per gioco, avevo solo 4 anni, ma ricordo che il mondo dell’entertainment mi aveva subito affascinato. Dopo quell’esperienza, appena finiti gli studi, ho iniziato a lavorare duramente, lanciandomi in sfide sempre più difficili: dapprima come scenografo per parchi di divertimento, poi scultore, capo progetto, capo cantiere, autore, sceneggiatore, regista e produttore. La scalata è stata piuttosto intensa; in pratica lavoro ininterrottamente da quasi vent’anni e, appena ho un po’ di tempo libero, lo dedico a nuovi progetti. Una passione? No, ormai è più una malattia… ma cosa ci posso fare? A me piace così! Come dicono qui in USA, il mio è un lavoro 24/7, che non mi permette un attimo di sosta: lavoro tutta la settimana, da mattina a sera. Inizialmente pensavo fossi io esagerato, che mi dovessi dare una calmata, ma poi, quando ho letto la dichiarazione di una leggenda come King, il quale afferma che per mantenere il proprio ritmo bisogna lavorare anche il giorno di Natale, ho capito che, in fondo, il mio fanatismo per il lavoro non è poi così sbagliato. Ai giovani che mi chiedono consiglio su come fare questo mestiere, io ricordo sempre che tutti vorrebbero lavorare in questo settore, e che la differenza tra chi riesce e chi no la fa solo la perseveranza e la voglia di lavorare. Testa bassa, senza stanchezza o giustificazioni. Hai un sogno, bene, prenditelo perché in questa vita nessuno ti regala nulla. In Italia, purtroppo, questo aspetto è ormai sottovalutato: tanti pseudoprofessionisti si improvvisano in ruoli che non riescono a gestire e che poi, inevitabilmente, finiscono per inghiottirli. Hai coinvolto personaggi noti dello star system a tutto tondo: da Giancarlo Giannini a Claudio Cecchetto. E in mezzo, personaggi televisivi come Fiammetta Cicogna e new entry come Giulio Greco, senza dimenticare che tuo cugino, Marco Mazzoli, interpreta se stesso. Come hai immaginato questo mix nel decidere il cast del film? Il mio passato da scenografo mi porta a concepire ogni mio progetto come fosse una scultura. Inizio da una struttura di base, uno scheletro solido e ben congegnato che deve riuscire a sopportare il peso di tutto ciò che piano piano aggiungerò. In questo film, la base si focalizzava su tre concetti: la trama che parla della realizzazione di un sogno, il programma radiofonico dello “Zoo di 105” e, ovviamente, il catalizzatore del tutto, mio cugino Marco. Da qui sono partito con il resto. In questo film parlo di sogni e speranze, quindi era indubbio che tra i miei ruoli ci dovesse essere anche quello dello scopritore di talenti. Giulio Greco, per esempio: un giovane attore di 24 anni scoperto tra mille altri ragazzi tramite un semplice casting. Giulio non aveva nessun passato professionale nel campo del cinema, ma il suo talento e la sua tecnica mi hanno subito tolto ogni dubbio: lui doveva essere il giovane Marco Mazzoli. Dall’altra parte della bilancia, però, il film necessitava anche di un team di grandi attori professionisti, di talenti che mi potessero aiutare a vincere le sfide che mi ero posto come regista. Ecco perché la scelta di Giancarlo Giannini, Chiara Francini, Claudio Cecchetto, Ricky Tognazzi e il resto del mio cast. È stata un’esperienza indimenticabile dirigere un attore come Giancarlo che, oltre a essere un professionista davvero incredibile, è anche una persona di grande saggezza e generosità. Con lui ho passato splendide serate ad ascoltare i suoi racconti fuori e dentro al mondo del cinema. Lezioni di vita professionale davvero preziosissime, che porterò sempre con me. È stato molto divertente e costruttivo lavorare con Chiara Francini, una dei giovani nomi più illustri del panorama del cinema italiano contemporaneo. Con Chiara, che solitamente interpreta ruoli da femme fatale, mi sono divertito a costruire un personaggio per lei molto insolito: una madre trascurata, una donna sola che, nonostante tutto, vive per il proprio figlio. Un personaggio nuovo per Chiara, che ha dovuto cimentarsi in un’interpretazione difficile, dato che questo personaggio è presente nel film in varie fasi d’età: dai trent’anni, fino a superare addirittura i settanta. Devo dire che il risultato è davvero ben riuscito. In una commedia divertente come “On Air”, l’aspetto drammatico del personaggio che ho creato insieme a Chiara colpisce parecchio. Nel film ho avuto la fortuna di avere anche un cameo dall’immenso Claudio Cecchetto, un artista a tutto tondo che, come Giancarlo, mi ha trasmesso dei valori che superano di gran lunga il mero aspetto professionale. A completare il mio cast, ho voluto affacciarmi anche sul mondo del piccolo schermo, con personaggi che ho sempre adorato e che operano anche nel cinema. Stefano Chiodaroli per nominarne uno, e poi Marco Marzocca, Angelo Pintus e, grande e piacevole scoperta, Fiammetta Cicogna. Con Fiammetta è stato amore a prima vista: stavo cercando un’attrice che potesse interpretare il difficile ruolo di una delle donne di Marco Mazzoli. Una ragazza dal volto angelico, bella, ma dal carattere di ferro. Ho provinato decine di fanciulle, ma non trovavo nessuno che mi colpisse. Quando ho incontrato Fiammetta, ho subito capito che era lei. Si è presentata nei miei uffici con due vassoi di cannoli siciliani (che adoro), un visetto pulito da angelo, ma con una sicurezza da donna decisa a raggiungere i suoi obiettivi. L’ho presa a scatola chiusa, senza fare neppure un provino: il ruolo sembrava scritto per lei e il mio istinto mi ha dato ragione.Davide Simon Mazzoli, Giulio Greco e Fiammetta Cicogna.
La produzione è italoamericana. Raccontaci luci e ombre del lavoro intercontinentale. In realtà la produzione è italianissima. Il sapore da “king of burger” lo diamo io e mio cugino che da qualche anno siamo residenti in Florida: io a Orlando, lui a Miami. Una scelta che entrambi abbiamo perseguito per via dell’amore che proviamo per il mite clima di questo posto da sogno (tranne in questi giorni di fine gennaio in cui stiamo gelando!!). Per il progetto “On Air”, in qualità di regista e produttore, ho un po’ sofferto la distanza dal Bel Paese. In fase di shooting sono tornato a essere milanese per ben quattro mesi, ma in fase di post produzione avere un oceano tra me e il mio team non è stato molto semplice. Considerate che io e la mia montatrice abbiamo montato tutto il film tramite Skype con lo schermo in condivisione, e che il complesso progetto musicale, opera del compositore Andrea Farri, è stato sviluppato e prodotto tramite email e telefono. In dodici mesi di produzione, io e Andrea siamo diventati complici professionali e amici senza mai incontrarci fisicamente. Magia del progresso. In queste ultime settimane stiamo concludendo le fasi di effetti speciali con il team di Makinarium, il top che abbiamo ora in Italia (coloro che hanno fatto i VFX de “Il racconto dei racconti” per Garrone). Anche con loro lavoro notte e giorno tramite Skype e email, con una precisione e un rigore molto distante dallo standard italiano. Ecco, diciamo che il lavoro intercontinentale nasce da qui: siamo un team italiano ma che, per mia filosofia di lavoro, lavora con un ritmo e un tecnicismo più comune qui in USA. Come produttore e regista, amo entrare in ogni più piccolo dettaglio, creando io stesso clip video e audio che mostrino le tracce indicative utili a ognuno dei miei talentuosi professionisti. Il film ha a che vedere con la celebre trasmissione “Lo Zoo di 105” ma c’è dell’altro. La storia di successo, esattamente qual è? La storia di successo è quella di mio cugino che da ragazzino problematico è divenuto il DJ più ascoltato in Italia. Nessuno credeva in lui, neppure la nostra famiglia, eppure, in barba a tutti, lui è riuscito a farcela. Come? Lavorando sodo, a testa bassa… tra vari guai e disastri, intendiamoci… ma sempre con nel cuore lo stesso obiettivo: diventare un uomo di radio. Consideriamo inoltre che io non sono un ascoltatore dello “Zoo”. Apprezzo il lavoro di mio cugino, lo trovo interessante e sempre al passo con i tempi, ma la radio è un media che, per via dei miei impegni di lavoro, non riesco a seguire. Quindi “Lo Zoo di 105” lo conosco attraverso Marco, epurato dal contorno puramente intrattenitivo del programma. Per mio cugino “Lo Zoo” è uno sfogo sociale che lui, abilmente, mitiga sotto forma di show comico. Demenziale per molti, adorato dalla maggior parte. Io trovo che “Lo Zoo di 105” sia un po’ l’evoluzione della commedia dell’arte di una volta: far ridere il pubblico dicendo verità scottanti. È questo che ho voluto raccontare nel film: il lato romantico, il lato intelligente dello “Zoo di 105”. Narrare la vita di un uomo che è riuscito a raggiungere lo scopo della sua vita: dire il suo pensiero di protesta, facendo ridere la gente. Inoltre trovo che questa storia sia un faro per i più giovani, una speranza, perché Marco non è Steve Jobs e neppure Mark Zuckerberg: mio cugino è una persona normale, uno di noi. Un uomo con un sogno che ha lottato e lotta per mantenerlo vivo. Da visionario quale sei, anche in tempi come questi, ha ancora senso credere nei propri sogni? I sogni sono il senso della nostra vita. I sogni si nascondono tra le pieghe di ogni nostro pensiero, perché tutti noi speriamo di incontrare un partner da amare per sempre, di avere una bella famiglia, di avere dei figli, una casa, un buon lavoro. Non è così? E cosa più importante, ogni giorno qualcuno di noi realizza uno dei suoi sogni. Ormai siamo abituati a vedere solo il nero di ciò che ci circonda. Ma nero chiama nero, negatività chiama negatività. Iniziamo a credere in noi stessi e di sicuro ciò che abbiamo intorno inizierà a colorarsi in modo differente. Sembra difficile, ma lo sappiamo bene che in fondo non lo è. Sta solo in noi la capacità di credere di essere capaci di cambiare il mondo. TRAMA DEL FILM: In un’alternanza di racconti del passato e del presente del conduttore di Radio 105 Marco Mazzoli, rivivremo quella che simboleggia la grande avventura della vita; un’avventura fatta di vittorie ma anche di tante amarezze e sconfitte. Si susseguiranno episodi d’amori perduti e poi ritrovati, amicizie iniziate e poi finite, tradimenti, furti, licenziamenti, denunce e tante umiliazioni che però, alla fine, porteranno al coronamento di un sogno, ciò che tutti cercano. La propria realizzazione personale. BIO DAVIDE SIMON MAZZOLI: Autore, sceneggiatore e regista. Da anni opera nell’ambito dell’industria dei parchi di divertimento come progettista e autore. Ha collaborato anche con Fondazione Prada come executive producer e con Mediaset, SKY e MTV come regista e autore di show televisivi e fiction. Nel 2004 è stato finalista al Premio Alberto Tedeschi – Giallo Mondadori. Nel 2011 ha pubblicato con il cugino Marco il romanzo “Radiografia di un DJ che non piace” per Rizzoli. Nel 2012 il thriller “Lo Specchio del Male” per il gruppo GeMS, “Non Mollare Mai!” per Mondadori. Nel 2013 “Le Terre Magiche di Midendhil – La Missione dell’Ultimo Custode” per Sperling & Kupfer in Italia, per Egmont in Bulgaria e Saraiva in Brasile; Midendhil è una nuova saga fantasy dalla quale è stato creato un progetto globale che si sviluppa in tutto il mondo, in vari settori di intrattenimento. Nel 2014 l’autore viene scelto per il progetto “Audi innovative thinking” come uno dei più importanti esponenti italiani in termini di innovazione. Nel 2015 scrive, dirige e produce il film “On Air: storia di un successo”, distribuito da Medusa Film.]]>