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Francesco Pellegrino – Questa è la vita che volevo

Francesco Pellegrino – Questa è la vita che volevo

Barbara Cialdi
cover FRANCESCO PELLEGRINO

In una bella e soleggiata mattinata di Aprile, Francesco Pellegrino è arrivato a StarsOasis, il quartier generale del nostro magazine, per lo shooting organizzato in occasione della CoverStory di Maggio a lui dedicata.

Sguardo limpido, nessuna aria da divo, movimenti fluidi, battuta pronta. Si presenta così Francesco, giovane attore campano che abbiamo visto nel cast della serie Netflix “SuperSex” e che vedremo tra i protagonisti della serie “La vita che volevi” di Ivan Cotroneo in onda, sempre su Netflix, dal 29 Maggio in un ruolo complesso che ha molto amato. La nuova serie, prodotta da Banijay Studios Italy, è una storia di scoperta, amicizia e legami, che racconta la differenza tra la felicità che immaginiamo di volere e quella che invece arriva improvvisamente, scombinando i piani, la vita, i progetti. Sei episodi ambientati tra Lecce, il Salento e Napoli.

Ha gli occhi pieni di Sogni e di storie Francesco, e un’irrefrenabile voglia di cominciare a scattare. 

Una sistemata ai capelli ricci e ribelli, la prova dei look che indosserà e poi via lo shooting inizia.

Desidera un po’ di musica, sceglie i Doors e gli scatti prendono vita nella splendida cornice del Parco del Ticino, alle porte di Milano. La natura lo fa sentire a proprio agio, dice. Al telefono, qualche giorno prima, mi aveva confessato di essere attratto dagli animali, dal sole, dagli alberi: un servizio fotografico all’aperto è nelle sue vibrazioni.

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Camicia Avant Toi

“Mi piacerebbe molto scattare all’aperto piuttosto che in studio”, mi aveva detto. E quindi che bosco sia. 

Si muove sicuro di sé davanti alla macchina fotografica tra alberi, cavalli e prati da vero professionista di lungo corso e la giornata scorre in un’atmosfera davvero magica.

Francesco Pellegrino, le origini campane

Francesco nasce a San Marcellino, provincia di Caserta, il 6 ottobre 1998 e le sue origini restano ben radicate nella sua personalità: la sua terra è motivo di orgoglio e fierezza, tanto da sentirsi grato alla Campania per averlo reso resiliente nel corso della sua crescita personale ed artistica. Un percorso fatto con gentilezza ed umiltà dal primo film di Bruno Oliviero “Nato a Casal di Principe” per poi arrivare a “La Santa Piccola” per la regia di Silvia Brunelli.

Il pubblico lo acclama in “Supersex“, la serie firmata Netflix, che racconta la vita di Rocco Siffredi dove Francesco interpreta Tommaso da giovane (impersonato poi da Adriano Giannini) il fratello maggiore del Re dei film per adulti. Ed è proprio questo ruolo, intenso e difficile, a rendere Francesco un attore poliedrico e dalla grande capacità di adattamento, qualità che ha sviluppato fin da giovanissimo, iniziando a lavorare come modello già quindicenne, lontano da casa, in giro per il mondo, anche per lunghi periodi.

Francesco Pellegrino, tra uno scatto ed una spaghettata, tra un cambio d’abito ed un ritocco alla chioma, inizia con entusiasmo, a raccontarsi.

Iniziamo dalle tue origini: che rapporto hai con la Campania, com’è stata la tua infanzia?

Napoli (dove attualmente vivo) è come una nonna con le braccia morbide che ti accoglie ogni volta che ti vede, è un teatro vivente, una città trascendentale piena di cose da scoprire ogni giorno. Tuttavia c’è da dire che mi sento napoletano nell’etica e nella cultura  anche se sono originario di San Marcellino, un piccolo paese in provincia di Caserta. Le mie origini si trovano tra le campagne ed i tramonti di quel posto; mi sento molto fortunato perché sono l’ultimo di quattro fratelli Antonio, Maria e Giuseppe.

Essere il più piccolo mi ha dato tante agevolazioni in famiglia e mi ha permesso di maturare diversamente e velocemente. Mio padre ed i miei fratelli mi hanno donato la passione per la musica, e per questo li ringrazierò a vita. Ricordo che a circa sette/otto anni ascoltavo ad altissimo volume le cassette che aveva mixato mio padre da giovane tramite un sorta di radio miscelatore creato da lui ed il mio brano preferito era Money dei Pink Floyd. Credo di aver riprodotto così tante volte quella canzone che il nastro della cassetta ad un certo punto si è dissolto nel nulla. Ascoltavo tanta musica ad alto volume! Genesis, Beatles, Doors.

Mia mamma mi ha insegnato, pur non sapendolo, ad essere creativo e ad amare la vita, la gentilezza dei gesti; quando mancava qualcosa lei con un po’ di “ferro e cotone” lo metteva su e mi faceva felice. Non ero contento per l’oggetto in sé ma perché l’aveva fatto lei, riuscendo in qualche modo a creare e a rappezzare qualsiasi cosa. E’ una donna con le mani di una fata, mia sorella invece mi ha dato la determinazione, la forza, i soldi in tasca ed il sapere stare al mondo.

Sostanzialmente ho vissuto un’ infanzia abbastanza semplice, anche se molto articolata, da piccolo ero un passa guai forse meglio dire un bimbo molto curioso e vivace.. riflettendoci ora posso dire che anche il territorio dove sono cresciuto ha fatto la sua parte spingendomi ad essere molto reattivo alla vita. 

Credo che le origini siano l’essenza e il nucleo di ogni individuo, da lì si può capire gran parte della personalità e del bambino che si nasconde in ognuno di noi.

La tua carriera di attore come nasce? Cosa ti ha spinto ad intraprendere questa professione?

Ho iniziato in maniera molto bizzarra. Prima di fare l’attore, quando avevo circa quindici anni ho avuto la fortuna di lavorare come modello in giro per il mondo e ogni volta che veniva l’estate, appena iniziavano le vacanze scolastiche, io partivo ogni anno per un luogo diverso. Il mio manager mi chiamò e mi disse ‘’Ciao Francesco c’è questo provino importante da fare ed io, vivendo fra le nuvole, non avevo capito nulla, mi presento al provino pensando che era un casting per la moda ma era un ambiente non familiare perché ero abituato a vedere modelli e modelle; in questo posto invece c’erano solo anziani e bambini. Così allora mi sono detto ‘’chissà sarà una campagna Dolce e Gabbana ‘’ e ripensandoci mi viene da ridere.

Soltanto dopo quattro ore lì dentro capisco che in realtà facevano casting per un film, non era niente di legato alla moda. Il provino fortunatamente andò bene e io recitai per la prima volta. Ecco come è iniziata la mia carriera di attore.

La forza che mi ha spinto a studiare poi sul serio per intraprendere questo mestiere me l’ha data fare teatro. Ciò ha connesso le mie emozioni causando una bomba atomica interiore, equiparabile a mille farfalle nello stomaco.

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Giacca safari Gimo’s, bomber e pantaloni in cotone Labo Art, anello Luca Cantarelli, scarpe Clarks.

Cosa conta di più per fare questo tuo mestiere? Le conoscenze? Il talento? Un bravo agente? Le dinamiche sono sempre più difficili, la concorrenza spietata. Cosa ne pensi?

Io penso che tutti questi fattori siano importanti alla stessa maniera! Sicuramente il talento conta ma anche la fortuna, tanta fortuna, la personalità, un cuore gigante da donare e soprattutto credere in maniera sana in se stessi.

Le dinamiche sono sempre più difficili e la concorrenza è spietata ma quello che dico sempre è di non pensare mai a quello che si potrebbe fare, condizionando la mente su un futuro che non esiste; poi ci sono tante variabili che vanno oltre la recitazione, ad esempio nel mio caso c’era anche il rischio di non poter interpretare più Tommaso perché Giannini (Tommaso da grande) stava rifiutando il ruolo e quindi di conseguenza avrebbero preso un altro attore completamente diverso da me.

Una cosa che conta per me è essere me stesso, sradicando le attitudini dell’attore, essere presente col corpo e con la mente.

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Giacca safari Gimo’s, bomber Labo Art, maglietta Bramante, collana Luca Cantarelli.
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A Maggio uscirà un nuovo progetto firmato Netflix, cosa puoi dire riguardo al tuo ruolo?

 Il 29 Maggio uscirà su Netflix la serie di Ivan Cotroneo ‘’La vita che volevi’’ dove interpreto Gloria una ragazza transessuale. E’ stato un ruolo stupendo, e non smetterò mai di ringraziare Ivan per aver creduto in me e per il suo sostegno durante tutta la fase creativa del personaggio. Penso che in Italia sia importante avere registi come lui, capaci di vedere al di là delle convenzioni e di valorizzare la complessità degli attori e dei personaggi. Questo rende il mio lavoro molto stimolante.

C’è da dire che avevo tanta paura e senza l’aiuto di Ivan e di tutta la troupe, in particolare di Edoardo Re (aiuto regista), Rossano Marchi (costumi) e Maurizio Fazzini (trucco) non ce l’avrei mai fatta! Mi hanno aiutato tanto! Sembra una cosa banale ma mi hanno preso per mano e mi hanno accompagnato come un bimbo, passo dopo passo.

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Completo e maglietta Out/Fit Italy, gioielli Luca Cantarelli.

Torniamo al tuo ruolo in Supersex. Cosa ti ha lasciato Tommaso? Cosa hai amato in questo personaggio, da farlo tuo per sempre, e cosa invece hai detestato?

Ciò che ho amato di più di Tommaso è stata la sua impulsività incontrollabile verso le emozioni, come un atto di amore eterno verso la sua verità interiore. Quante volte vorremmo reagire diversamente? Ad esempio, quando una situazione diventa troppo difficile da gestire, cosa facciamo? Bene, credo che Tommaso avrebbe semplicemente mandato tutti a quel paese. Non ho amato il suo essere così violento e di cercare di avere sempre tutto sotto controllo, incutendo timore sugli altri. Ovviamente il bello del nostro mestiere è che abbiamo la possibilità, con i personaggi, di fare in scena quello che nella vita non avremmo mai fatto o immaginato.

Il fratello di Rocco Siffredi, Tommaso appunto, esiste o no nella realtà? Ci sono state molte dichiarazioni sulla veridicità di questo personaggio.

Allora, parlando con Rocco, mi ha rivelato che il personaggio esiste, ma che  in realtà non si chiama Tommaso.  

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Completo e maglietta Out/Fit Italy, scarpe Clarks, calze Red, collana Luca Cantarelli.

Qual è il momento della lavorazione del film “La Santa Piccola” in cui hai provato più emozioni?

La Santa Piccola, insieme a Silvia Brunelli che ha scritto e diretto il film, è stato il mio primo amore, un film molto difficile, complesso, in pieno Covid. La troupe era composta di stagisti giovanissimi e con un budget datoci dalla Biennale di Venezia; il film è stato messo su con centocinquantamila euro. E’ stata una sorta di sfida che la Biennale ci ha lanciato e quindi non potevamo sforare quella somma.

Non saprei dire cosa ho amato di più perché ho adorato tutto, anche i momenti di tensione. Forse pensandoci la parte più bella l’ho vissuta con Vincenzo Antonucci: era il nostro primo film ed eravamo tanto emozionati, lui mi ha aiutato molto, insieme abbiamo vissuto momenti indescrivibili dandoci forza a vicenda. Con quel budget facevamo quasi sempre ore e ore di straordinario e per noi attori è stato davvero difficile, perché sentivamo tutta la pressione del set e dei tempi di produzione. Se la “Santa Piccola” esiste è perché c’è stato un gruppo forte ed unito che andava nella stessa direzione.

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Total Look Out/Fit Italy, bracciale Luca Cantarelli.

Dopo il tuo primo film “Nato a Casal di Principe” per la regia di Bruno Oliviero è esplosa la passione per il teatro.

Avevo diciassette anni ed il regista mi ha aperto un mondo, ho iniziato ad amare il teatro. Prima, come già detto, facevo il modello, l’amore per il teatro mi ha fatto scoprire cose di me che non sapevo, non avevo mai conosciuto. Appena terminati gli studi, a diciannove anni mi sono trasferito a Roma, per studiare con Gisella Burinato. L’esperienza, durata per circa tre anni, mi ha poi portato a fare altri laboratori di teatro in giro per l’Italia fino ad arrivare al Centro Sperimentale che purtroppo non mi ha soddisfatto. Non ho trovato abbastanza energia e quindi, durante il propedeutico, ho deciso di abbandonare. Sono altresì convinto che nessuna scuola possa insegnarti ad impersonare al meglio un ruolo. Io ho studiato moltissimo ed ancora oggi studio al Teatro Sanità, un polo teatrale ideato da giovani dove si svolgono laboratori, ma resto dell’idea che ovviamente studiare serva ma non è il fattore determinante per creare un personaggio e per affrontare la parte creativa di questo affascinante mestiere. Lo studio è in ognuno di noi, nel senso che siamo noi a decidere la sensibilità che vogliamo dare al personaggio. Nessuna scuola potrà mai sostituirsi alla curiosità nel prendere le vesti di un personaggio, a come gestire un ruolo. Quando io devo interpretare qualcuno di nuovo sinceramente non so cosa mi accade: c’è un periodo di “osservazione” molto lungo, uno studio approfondito per poi arrivare sul set ed improvvisare tutto, sentirmi libero e dimenticare ciò che avevo programmato, perché un personaggio può evolversi continuamente.

Nella nuova serie “La vita che volevi” di Ivan Cotroneo in onda su Netflix dal 29 Maggio, tu interpreti Gloria, una transessuale alle prese con difficoltà e scelte profonde. Come hai vissuto questo ruolo, che sensazioni hai avuto?

Devo dire che ero molto spaventato e grazie a Ivan (Cotroneo), il regista, e al resto della Crew ho letteralmente amato interpretare questo personaggio. Anche Vittoria (Schisano, che interpreta Gloria da adulta) mi ha sostenuto, accompagnandomi per mano in questo ruolo davvero complicato. Era facile sbagliare perché il tema trattato è molto delicato e serviva davvero un grande tatto e molta sensibilità. Durante un mio viaggio in treno, da Napoli a Roma, mentre concludevo la parte finale del mio personaggio, mi sentivo davvero a disagio: le persone mi guardavano male, c’era un clima di non accettazione ed alcuni individui mi hanno insultato e tutto ciò mi ha creato una rabbia davvero incredibile perché posso immaginare il dolore e la sofferenza di chi è realmente all’interno di questo meccanismo e come possano sentirsi non accettati per un intera vita. La fase di transizione, per chi decide di cambiare sesso, è una lotta continua contro coloro che giudicano e feriscono: questo personaggio per me è stato un regalo enorme, una ricerca verso la mia femminilità perché ognuno di noi ha una propria femminilità da scoprire. Un personaggio difficile, anche dal punto di vista fisico: ho dovuto perdere ben dodici kg per togliere i muscoli ed essere più filiforme. Ringrazio Ivan per avermi dato la possibilità, in questa serie, di essere la voce per queste persone a cui sarò sempre di sostegno ed appoggio. Siamo esseri liberi e dobbiamo lottare, tutti, per la libertà di ogni individuo.

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Progetti futuri?

Moltissimi provini, vedremo dove mi porteranno.

Che rapporto hai con i social?

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Ho un rapporto particolare con i social network, tendo a vivere la bellezza del quotidiano e credo che i social servano per il lavoro ma, per certi versi, possono togliere spontaneità alla vita reale. Quindi posso tranquillamente affermare di non aver un buon rapporto con i social (sorride).

Che importanza dai all’amore nella tua vita?

L’amore per me ha un ruolo primario, nel senso che dipendo dalle forti emozioni che provo per le persone a me tanto care. L’amore per me è dare senza aspettarsi per forza qualcosa in cambio, lasciare libere le persone nella propria unicità.

Oltre alle relazioni umane, sono affascinato dalle tante sfumature dell’amore, specialmente quando esso è legato alle cose inspiegabili della vita. L’universo, in particolare, evoca in me un senso di romanticismo verso la vita e verso le grandi figure della storia, uomini e donne che hanno lasciato un segno indelebile. Forse ancora oggi non so riconoscerlo in maniera nitida perché è cosi vasto, irrazionale, improvviso, può cambiare forma e volume continuamente, può distorcersi in un momento. La verità è che ci sono infiniti modi di amare qualcosa o qualcuno.

Proprio per tornare sull’universo, in amore esistono angoli inesplorati, un po’ come i sogni. Fin da piccolo e ancora oggi, percepisco l’amore come la visione di un fiore, di un fungo, di un frutto, delle nuvole, delle stelle come un richiamo a forti emozioni esistenziali molto difficili da esprimere verbalmente, in questi momenti percepisco la forma più pura dell’amore facendomi rinascere ogni volta e trasformando l’amore in arte. Ma c’è da dire che tutto ciò che l’amore rappresenta per me, non è la definizione scelta da altri.

L’amore per me è dare senza aspettarsi per forza qualcosa in cambio,  lasciare libere le persone nella propria unicità

Francesco, questa è proprio la vita che volevi?

Questa è la vita che voglio? Che domanda difficile. Non sappiamo mai cosa succederà: ho fatto il modello, ho giocato a calcio per molti anni anche nella Nazionale Under 15, ho viaggiato moltissimo in tutto il mondo e ciò ha contribuito ad ampliare la mia visione della vita. Non so davvero cosa mi accadrà. Sicuramente la vita che amo è fatta di cose semplici e di creatività. Suono la chitarra da circa dieci anni e a breve vorrei far uscire il mio primo album. Quindi la vita che vorrei sarà piena di musica, di teatro, di pittura e di arte. Sono le uniche cose che mi fanno sentire davvero vivo.

Lasciati fiorire” è la breve descrizione che Francesco ha scelto nella biografia del suo profilo Instagram. Una frase che ha scandito ogni secondo di questa intensa intervista e di ogni scatto di questo magico shooting. Tutto è stato un soave fiorire: il vento, le parole, gli abiti, i suoi capelli, il fruscio dell’erba, i passi degli animali. Abbiamo provato l’inestimabile sensazione di fiorire ad ogni inquadratura, ad ogni cambio d’abito, ad ogni sorriso di Francesco.

Ph. Salvatore Griffini

Stylist & Art Director Vito Rodriguez

Grooming Fred Delva

Film Marco Megueni

Location StarsOasis

Special thanks Andreas Mercante, Edoardo Andrini

Parini Associati, Domingo Communication

Brands:

Alessandro Gilles

Avant Toi

Bramante

Clarks

Gimo’s

Labo Art

Levi’s

Luca Cantarelli

Lotto

Out/Fit Italy

Red

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