Un viaggio che ci trasforma – Mindfulness per far vincere il “super eroe” che è dentro di noi
Al tramonto gli ultimi raggi di sole che si riflettono sul mare sono preziosi. Soprattutto quando è inverno. Pagliuzze d’oro che scaldano più il cuore che il corpo e aiutano a lenire quella lieve ma insinuante inquietudine che mi coglie quando sento arrivare il buio della sera.
Proprio negli istanti che segnano il passaggio dal giorno alla notte, nei momenti in cui la luce lancia gli ultimi struggenti bagliori per salutarmi e annunciare l’incombere della notte, dedico qualche minuto alla meditazione. Seduto sulla spiaggia, a qualche passo dal mare, i miei occhi non sono chiusi completamente perché voglio che anche la vista, insieme all’olfatto e a tutti i sensi, mi aiutino ad assaporare questi lucenti attimi di trasformazione.
Vivo sempre con stupore questo fenomeno atmosferico, sono immobile e cerco di osservare in modo non giudicante la realtà che sto vivendo. Sono nel “qui e ora” e godo del succo di questa pienezza.
L’allenamento a corpo libero sulla spiaggia è terminato con una lunga corsa sulla battigia. Il respiro torna a normalizzarsi e sono i battiti del cuore a dare ritmo e forma alla consapevolezza di essere l’artefice del mio benessere.
La chiamano mindfulness oggi ma io la pratico sin da bambino, quando passavo i pomeriggi sul tatami col mio maestro per esercitarmi nel karate. All’inizio mi serviva rimanere solo con me stesso dopo l’allenamento per riprendere le forze e fermare nella memoria i Kata, la sequenza di tecniche codificate che compongono l’anima di questa antica arte marziale.
Con il tempo ho fatto diventare l’abitudine a stare da solo con me stesso per “ricaricarmi” – e che all’inizio gli adulti interpretavano come il segno di un carattere introverso – una vera e propria pratica di meditazione che raggiuge le incombenze quotidiane, le relazioni, lo sport, la professione. Assecondando questa mia originaria inclinazione ho perfezionato le mie sedute avvalendomi dell’insegnamento di numerosi esperti: prima di arti marziali, di meditazione yoga e respirazione e, negli ultimi anni, di Mindfulness Professional Trainer.
Donato Lecce e la Mindfulness
Il mio interesse personale e professionale per la Mindfulness è emerso in concomitanza con lo sviluppo del “progetto Doran”, ovvero del progetto di evoluzione personale di Donato Lecce che coniuga il leader di un’azienda, al personaggio artistico Doran. Dietro c’è il lavoro di un semplice uomo, pronto a imparare e a mettersi in gioco con grande apertura mentale per realizzare il ‘’super eroe’’ che c’è in ognuno di noi.
La fatica fisica, lo studio sui libri e la meditazione sono le strade che mi hanno permesso di ritrovarmi rigenerato e pronto ad affrontare qualsiasi sfida sia in campo professionale sia artistico.
Alla ricerca di una sintesi tra azione e contemplazione, tra tecnologia e natura primigenia, tra essere e apparire, la Mindfulness mi ha insegnato sì a essere pienamente presente e consapevole di quello che sta accadendo in un preciso momento, ma anche a “sospendere il giudizio“, persino su me stesso, e a non prendermi mai troppo sul serio.
Epitteto, un filosofo greco che amo e il cui pensiero, quello stoico, è stato quello che nel mondo classico ha anticipato, duemila anni fa, quello su cui poggia oggi la mindfulness, e diceva: “Non riempirti la bocca col titolo di “filosofo” e, in generale, quando ti trovi tra persone comuni, evita di discutere di principi teorici, ma vedi piuttosto di mettere in pratica ciò che tali principi prescrivono. Se ti invitano a cena fuori, per esempio, non stare a disquisire sul modo in cui si dovrebbe mangiare, ma mangia come si deve”.
Ma se è sicuramente vero che bisogna fare autocritica e non demandare ad altri la soluzione perché è dentro di noi la radice dei mali che stiamo vivendo, tutto ciò non vuol dire rinunciare a prendere una posizione, non schierarsi ed estraniarsi dal mondo. Perché se è vero che il mondo non è fatto a misura dei nostri desideri, l’adattabilità non vuol dire abituarsi senza criticare la negatività che incontriamo.
Nel mondo del lavoro, come in quello dello sport dell’arte (e della consapevolezza), il coraggio fa la differenza.
Il coraggio che ci vuole adesso anche per alzarsi, lasciare la spiaggia e il rumore del mare per rientrare a casa e tornare tra la gente. Di questo piccolo ma intenso viaggio dentro di me, davanti al mare, non ho molte immagini da mostrare o segreti strabilianti da rivelare. Il mio corpo e la mia mente sono stati messi alla prova da un allenamento duro ma efficace che si è tramutato ora in un sorriso. È quello che mi rappresenta in questo momento e che vorrei fosse condiviso e imitato da chi mi circonda.
Perché il benessere, come la bellezza, sono contagiosi.
Fumetto di Federica Manfredi