Nella "guerra" dei Super-Corpi, vince chi ha cervello
Ci vuole un fisico speciale per fare quello che ti pare“…. cantava Luca Carboni oltre un ventennio fa, quando l’attuale “gioventù” stava nascendo, ed io ero poco più che un bambino. Un bambino terribilmente riflessivo a dire il vero, che si poneva continuamente domande su ciò che vedeva, viveva, ascoltava… e a quel “tormentone” era impossibile sfuggire. Oggi capisco perché fu un grande successo; portava con sé una serie infinita di verità e di ragioni d’esistere, alcune anche molto profonde. Raccontava in che direzione stava andando la società. Poteva salvarla. Ma, è risaputo, andare oltre il significato apparente comporta un certo sforzo e così, fermi in superficie, quella generazione di giovani che si stava affacciando alla vita è stata la prima a credere ad un’estetica del corpo che fosse risolutrice e quindi bastante, tralasciando però che “il fisico bestiale” di cui parlava la canzone, e che serve davvero per “resistere agli urti della vita”, va ben oltre l’involucro. Fu l’inizio della fine. Quando Carboni scrisse quel pezzo, i social non esistevano, le persone non erano certamente diverse da oggi, ma la percezione delle cose, forse sì. Si era ancora in tempo. Ma poi il progresso tecnologico ha fatto il suo corso ed oggi condividere un “fisico bestiale” è la sola cosa che pare contare davvero. E poco importa se dentro non c’è nulla di “speciale”. Non sembra più necessario, non è più richiesto, è faticoso comprenderlo, ancor più esserlo. Siamo nel pieno di una crisi d’identità. Chi siamo? Chi dovremmo essere, per “essere”? La ricerca della Bellezza (nella sua accezione più ampia) è stata una costante nella mia vita lo ammetto, i miei occhi di bambino la vedevano ovunque, e chiunque la vedeva nei miei. Di quella esteriore ne ho potuto fare una professione, ma nonostante ciò, non ho mai creduto avesse un valore assoluto. Non mi è mai stata sufficiente. Comoda sì, è innegabile, ma mai sufficiente. L’ho considerata un’opportunità, ne ho avuto cura, ma non ho mai permesso che m’ingabbiasse la mente. Rifletto da sempre sul senso che le persone danno a questo concetto, sul valore che gli attribuiscono e su quanto il significato più ampio racchiuso in esso stia sempre più scomparendo. Lo faccio perché così sono stato educato a fare e, onestamente, non saprei rinunciarvi. Non mi vergogno ad ammettere che continuo a sognare di vedere lo stesso mondo che vedevo da bambino, dove ciò che è bello non ha bisogno di spiegazioni, non si deve giustificare, difendere, ridimensionare, ma anzi si deve proteggere, valorizzare, condividere. Sogno un mondo dove più le persone sono belle dentro e più risplendono fuori, senza rinunce, sacrifici, sforzi se non quello di sorridere un po’ di più. Dove il successo del tuo amico è il tuo successo, dove il tuo progetto è supportato da chi ti sta accanto… Sogno un mondo dove i nuovi miti creati dalla società dell’apparire, i cosiddetti web influencers, siano “seguiti” non solo per l’ indiscutibile avvenenza, ma anche perché capaci di fare della popolarità conquistata una potente arma per insegnarci ad essere “pazzeschi” anche dentro. Ma questo ahimè, è pura utopia e fa emergere un quadro abbastanza desolante. E così si corre il rischio di credere davvero che essere una persona bella sia meglio di essere una bella persona. Ma io so per certo che non è vero. Siate quindi ricchi di sfumature, curiosi, appassionati, cercate la BELLEZZA ovunque, anzitutto dentro voi stessi, condividete quella. Ogni giorno, con chiunque, preoccupatevi di essere belli dentro almeno la metà di quanto vi affannate ad esserlo fuori. Celebrate la bellezza del vostro TALENTO, quello il tempo non lo scalfirà; la bellezza della CULTURA, è la sola arma che rende liberi; la bellezza di SOGNARE, perché aiuta a vivere la vita vera. La bellezza dell’ UNICITA’, con quella nessuno si annoierà mai di voi. Una mente sana in un corpo sano è BELLO. Un corpo sano ed una mente assente, è NIENTE. Perché nella guerra dei SUPER-CORPI, vince chi ha cervello.
Ph. Azzurra Piccardi
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