Il coraggio di Judith Godrèche: in Francia è di nuovo #MeToo
In questi ultimi anni nel mondo del cinema emergono sempre più di frequente i casi di #MeToo, ovvero di molestie sessuali perpetrate per mezzo di un abuso di potere di potere che, fino a non molto tempo fa, scoraggiava le attrici dal denunciare.
L’ultimo caso, che ha scosso l’opinione pubblica internazionale, arriva da Oltralpe. Lo scorso 6 febbraio Judith Godrèche, qualche mese dopo le rivelazioni shock su Gérard Depardieu, denuncia i registi Benoît Jacquot e Jacques Doillon alla BPM (Brigata per la tutela dei minori) con l’accusa di “stupro violento di una minorenne di età inferiore ai 15 anni da parte di una persona in una posizione di autorità”.
La denuncia di Judith Godrèche
Benoît Jacquot, oggi 77 anni e con un film in uscita, ha negato ogni accusa in un’intervista a Le Monde, ma l’attrice di 26 anni più giovane ha ribadito alle autorità di essere stata plagiata dall’uomo fin dalla più tenera età. I due si sono conosciuti sul set di Les Mendiants (1986) quando quest’ultima era appena quattordicenne. Judith racconta che il regista, allora trentanovenne, al provino per il ruolo di protagonista le ha posto soltanto una domanda: “hai un fidanzato?”. Successivamente, la relazione tra i due è continuata anche sul set di La Désenchantée (1990) e, in generale, dal 1986 al 1992 hanno avuto un rapporto morboso contornato da abusi continui. Infatti, anche se non l’ha fatto in passato adesso ha trovato il coraggio di rompere il silenzio e i suoi racconti, custoditi in una lunga lettera affidata a Le Monde, lasciano spazio a ben poche incertezze:
La situazione tra i due è durata più o meno il periodo della loro collaborazione sul grande schermo. Judith ha pensato per la prima volta di uscire allo scoperto dopo aver visto un documentario del 2011 nel quale Jacquot si vantava della loro relazione “trasgressiva”. Infatti, l’uomo in passato ha affermato che per lavorare bene con un’attrice deve prima entrarci in intimità e condividere con lei momenti di passione. Sulla triste vicenda Benoît Jacquot ha dichiarato di essere stato molto innamorato di Judith:
Nel caso di Jacques Doillon, oggi 79 anni, lei era sedicenne e stava recitando sul set del film La filles de 15 ans (1989). In questo film il padre del fidanzatino della protagonista si invaghisce della ragazza e, secondo il racconto di Judith, il regista, che interpretava il ruolo in questione, ha deciso di inserire una scena passionale e fatto appositamente 45 ciak:
Oltre a questa scena, l’attrice ha raccontato di aver subito ripetute molestie da parte dell’uomo anche fuori dal set. Inoltre, inizialmente la parte del padre era stata affidata a un’altra persona, ma è stato proprio dopo averla conosciuta che il regista ha confessato a Judith di aver licenziato l’attore per prendere il suo posto:
In questo frangente, a correre in aiuto sono proprio le memorie di Jane Birkin, allora compagna di Doillon, che faceva parte della regia e vedeva il girato da dietro il monitor: “Baciava appassionatamente Judith venti volte di seguito e poi mi chiedeva pure quale fosse la migliore interpretazione, una vera e propria agonia.”. Judith ha affermato che in quegli anni si era ritrovata vulnerabile, sola e indottrinata, come parte di una setta e che ai suoi occhi di adolescente non riusciva bene ad inquadrare quella realtà di attrice. Il tema in Francia resta controverso e, dopo il suo discorso, Judith ha ricevuto il sostegno di gran parte dell’opinione pubblica.
La carriera di Judith Godrèche
Judith Godrèche nasce il 23 marzo 1972 a Parigi, figlia di due psicoterapeuti, fin da bambina soffre per via della separazione dei genitori. Judith cresce in fretta e in una situazione di abbandono, contesa tra i due che, presi dai continui litigi, non le dedicano le dovute attenzioni. Colma questo vuoto con la visione di diverse pellicole ed è così che la piccola Judith impara a sognare.
Compiuti i quindici anni di età abbandona gli studi in favore di una carriera cinematografica già avviata. Negli anni Novanta ottiene la prima nomination al César come miglior promessa femminile per il film La Désenchantée (1990) di Jacquot. Nel 1997 recita al fianco di attori di spicco come Leonardo Di Caprio nel celeberrimo adattamento de L’Homme au masque de fer (1997) di Dumas firmato da Randall Wallace.
Negli anni 2000, Judith è diventata una delle attrici più quotate del Paese e ha cominciato ad ottenere ruoli in film americani di caratura internazionale. Ha ottenuto anche ruoli di rilievo in film come Stoker (2013) di Park Chan-wook e Under the Eiffel Tower (2018), senza riuscire però a conquistare Hollywood. Infatti, la sua fama negli USA non raggiunge lo stesso livello di quella in patria e decide così di tornare in Francia.
Nel dicembre 2023, torna alla ribalta con la realizzazione di una miniserie intitolata Icon of French Cinema e prodotta in collaborazione con Arte tv e A24. Scritta, diretta e interpretata da Judith Godrèche, in questa serie un ex icona del cinema francese, che vive in esilio a Los Angeles, torna a Parigi per girare un film che rilancerà la sua carriera. La serie segue la quotidianità di un’attrice ormai passata di moda, una madre single alle prese con i desideri di emancipazione della figlia adolescente. La narrazione è scandita da alcuni flashback che raccontano il suo esordio nell’industria cinematografica.
Qui esplora le proprie radici e rielabora in parte il doloroso trascorso nel cinema francese e dimostra di non voler più interpretare il ruolo della ragazza acqua e sapone. Con questa serie l’attrice esce dalla sua crisalide e porta a compimento un processo di maturazione ed evoluzione che offre al pubblico un assaggio di quello che sarebbe avvenuto di lì a breve.
Il 24 febbraio 2024, dopo aver denunciato gli abusi, tiene un discorso alla cerimonia di premiazione della 49° edizione del Premio César nel quale racconta il suo vissuto a difesa della condizione delle donne nell’industria cinematografica. Già nel 2017 è stata tra le fautrici del #MeToo essendo una delle 93 donne che hanno avuto il coraggio di denunciare le molestie subite da Harvey Weinstein. Era il 1996 quando, durante il Festival di Cannes, il produttore invitò l’attrice in una stanza d’albergo per discutere dell’uscita del film Ridicule.
In quella circostanza le ha chiesto un massaggio fino al punto di aggredirla fisicamente dopo il suo ennesimo rifiuto. Al tempo, dietro consiglio di un collaboratore di Weinstein, non ha denunciato l’accaduto e, temendo ripercussioni sulla sua carriera, si è sentita costretta a mantenere un buon rapporto con il suo aguzzino.
La volontà di sovvertire le regole
Il caso di Judith Godrèche, come tutti quelli che l’hanno preceduto, continua a tenere alta l’attenzione sulle violenze di genere nel mondo dell’arte, dell’intrattenimento, ma anche del lavoro. Troppe volte le donne si sono ritrovate costrette a “voltarsi dall’altra parte” pur di continuare a portare avanti le rispettive carriere. Oggi, grazie al coraggio di donne come Judith Godrèche, ci troviamo dinnanzi a una società più consapevole nel quale la collettività è diventata molto più sensibile e suscettibile ai diritti delle minoranze.
Oggi, la coltre di omertà che tutelava i responsabili di queste violenze è stata finalmente rimossa e i vinti diventano vincitori essendo finalmente liberi di denunciare i propri carnefici e ottenere giustizia. Il lavoro da fare è ancora molto e sono proprio queste storie ad insegnarci che, dopo anni di lotte e soprusi, per sovvertire le regole di questo mondo ognuno di noi nel suo piccolo deve farsi carico con coraggio di questo cambiamento.