La dermopigmentazione: un make-up che dura (quasi) per sempre


Sopracciglia perfette o eyeliner impeccabili, ma senza doverlo fare ogni giorno? E’ possibile, con la dermopigmentazione. Questa tecnica ormai è diventata estremamente famosa ed ampiamente utilizzata da un pubblico vastissimo, di ogni età e genere, grazie ai risultati che è in grado di garantire. Tuttavia, c’è sempre un po’ di confusione su questo tipo di trattamento, avvolto da parecchi falsi miti e confuso con altre pratiche considerate identiche.
La dermopigmentazione è una tecnica di trucco semipermanente, utilizzata per ricostruire lo strato più superficiale del derma, col fine di ricreare della pigmentazione cutanea mancante o di correggere l’aspetto di inestetismi ed imperfezioni, su tutta la superficie del corpo.
Per avere un quadro più completo ed approfondito su questa pratica, ci siamo rivolti ad Andrea Calubini, operatore esperto del trucco permanente, oltre che formatore di nuovi talenti che si vogliono approcciare a questo settore, con oltre 10 anni di esperienza.

Che cos’è la Dermopigmentazione
Prima di tutto chiariamo un punto cruciale: dermopigmentazione e microblading non sono la stessa cosa. Infatti Andrea ci spiega che tra le due tecniche “cambiano strumenti e metodi di inoculazione del pigmento, nonostante quest’ultimo sia lo stesso o si possano anche trattare le medesime zone”.
Il microblading, metodo sicuramente più datato, prevedere l’utilizzo di uno strumento sul quale è montata una piccola lama, che andrà ad incidere superficialmente una piccola sezione di pelle e, contemporaneamente, ad inoculare il colore. E’ un trattamento completamente manuale quindi, che utilizza unicamente la pressione praticata dall’operatore.
Per la dermopigmentazione, invece, ci si avvale di uno strumento elettromeccanico, chiamato appunto dermografo, al quale viene collegato un manipolo che dispone di micro-aghi. Questi praticano una serie di piccoli fori estremamente ravvicinati tra di loro, attraverso i quali avviene l’inoculazione del pigmento, senza che tuttavia si pratichi un’incisione. Questo strumento ricorda un po’ le classiche penne per tatuaggi, tuttavia molto più delicato, in modo da poter essere utilizzato anche su zone di viso e corpo estremamente sensibili.

Quindi, cosa è preferibile scegliere? “Sicuramente la dermopigmentazione. Risulta una tecnica meno invasiva, poiché non essendoci incisione della pelle, la cicatrizzazione è molto più veloce.” Inoltre, la ritenzione del colore (ossia la quantità di pigmento inoculata) risulta maggiore, ed il riassorbimento del colore molto più omogeneo.
Sebbene la dermopigmentazione sia diventata celebre per il trattamento delle sopracciglia, le zone trattabili sono numerose e con diversi tipi di risultato. Infatti Andrea ci spiega che si può lavorare sulla zona oculare, per un eyeliner definito o una linea infra-cigliare sfumata, sulle labbra, per un effetto “rossetto” o per una correzione invisibile della forma della mucosa, oltre che sul viso in generale, per creare eleganti nei o lentiggini super realistiche.
Oltre all’ambito estetico, però, questa procedura di trucco semipermanente può essere usata anche in quello medicale, potendo migliorare, per esempio, l’aspetto delle cicatrici, rinfoltire zone del cuoio capelluto colpito da alopecia o ricostruire l’aureola del capezzolo in caso questa non sia più visibile in seguito ad un intervento chirurgico.
Fondamentale risulta ora capire quanto sia, o non sia, permanente il risultato di questa pratica, soprattutto per chi ha la preoccupazione, del tutto legittima, del “ma se poi cambio idea?”. Andrea ci tranquillizza subito: “la durata è estremamente variabile, in quanto dipende dalla zona interessata, dal pigmento scelto, dalla quantità e dalla profondità di inoculazione di quest’ultimo. Questo può riassorbirsi quasi del tutto dopo un anno o essere quasi indelebile, fondamentale è capire l’esigenza del cliente e proporre la soluzione più idonea”.
Da qui varia di conseguenza la frequenza con cui risulta necessario effettuare un ritocco nel corso del tempo e la possibilità o meno di apportare modifiche al lavoro precedentemente effettuato. Possiamo considerare, in base ai vari fattori, un intervallo di tempo estremamente variabile: “per alcuni trattamenti il ritocco può essere annuale, mentre per altri anche a distanza di 3/4 anni di distanza dal lavoro originale”.
Sulla scorta di quanto detto, possiamo fare un ragionamento analogo per la durata di una seduta. Considerando una prima applicazione, e che non vi sia un lavoro precedente da correggere, infatti possiamo doverci ritagliare un lasso di tempo molto variabile, che può essere “di circa 45 minuti per l’intensificazione della rima infra-cigliare, fino a 3 ore per trattare sopracciglia o labbra”.

Inoltre, il lavoro si può considerare di fatto terminato dopo la seconda seduta (in alcuni casi più complessi, dopo la terza), che ha sostanzialmente lo scopo di fissare il lavoro ed assicurare un risultato omogeneo.
Volendoci, come sempre, soffermare su ogni aspetto relativo ad un trattamento sottoposto ad approfondimento, siamo giunti alla tematica della sicurezza: la dermopigmentazione è rischiosa? Andrea è molto rassicurante ma preciso: “non ci sono rischi legati al trattamento, se questo viene eseguito rispettando i protocolli di legge e le indicazioni post trattamento fornite dall’operatore. Tuttavia va approfondita la condizione clinica di ogni cliente prima di procedere. In presenza di certe malattie, dell’assunzione prolungata di farmaci o di uno stato di gravidanza può essere necessario prendere determinati accorgimenti, sospendere il trattamento temporaneamente o sconsigliarlo”.
Come conclusione, a costo di essere ripetitivo, anche per questo trattamento trovo che la scelta dell’operatore al quale affidarsi sia cruciale, per evitare uno dei cosiddetti “incidenti di bellezza”. Poiché, al di là del gusto estetico del professionista che può essere di nostro gradimento o meno, il risultato è subordinato comunque alla sicurezza, al rispetto delle condizioni igienico-sanitarie, all’utilizzo di pigmenti autorizzati e all’attenzione dell’operatore nell’approfondire la nostra condizione attuale (oltre che alla nostra onestà, nel presentargliela).
Leggi altro nella nostra sezione Beauty